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Che cosa significa AsteyaAsteya, è il terzo dei cinque Yama, i fondamenti etici della filosofia Yoga. Il termine deriva dal sanscrito e significa non rubare, dove "a” si traduce come "non", mentre "steya” con la parola “rubare”, ed esprime il concetto di non appropriazione, il principio che ci vieta di prendere possesso di ciò che non ci appartiene. Asteya rappresenta il limite da non superare, promuove l'idea di onestà sia nei confronti dei singoli individui che della società e della natura, ricordandoci che non dovremmo impossessarci di beni di alcun genere senza il consenso dei legittimi proprietari, né causare danni alle cose che non sono nostre e tantomeno alle altre persone. L’appropriazione indebita è un'arma a doppio taglio, se da un lato tende a soddisfare i capricci della mente, dall'altro si comporta come un come un boomerang, in quanto si riflette negativamente non solo su chi ha subito il danno, ma anche sulla comunità, sull’ambiente, e quindi pure su chi lo ha causato. Dalle origini ai nostri giorni Il concetto di asteya si è evoluto nel tempo, adattandosi nei secoli ai sistemi civili ed economici di tutto il mondo, tanto che il "non rubare" è un principio radicato non solo nella cultura orientale ma è altrettanto intrecciato in quella occidentale sin dagli albori della civiltà. È proprio grazie a tale fondamento che risulta possibile convivere con le altre persone in maniera serena e pacifica, esso, infatti, sta alla base della condotta morale e delle norme giuridiche di ogni società civile antica e moderna, limita e regola il comportamento degli individui e delle masse nei confronti dell'altro, della comunità e dei popoli, fa parte dei principi sociali di molti sistemi filosofici, come quello Yoga e lo ritroviamo nell’etica religiosa della maggior parte delle confessioni, a partire dall'Induismo sino ad arrivare al Cristianesimo e all'Ebraismo, dove rappresenta uno dei Dieci comandamenti descritti nella Bibbia. Nel mondo antico in genere rubare era considerato un reato grave che poteva condurre a punizioni molto severe, un esempio noto è la legge del taglione, per cui chi infliggeva intenzionalmente un danno ad un'altra persona veniva punito con un danno di uguale entità all'offesa recata, un furto, pertanto, poteva prevedere il taglio delle mani del ladro e persino la condanna a morte per le perdite ritenute più rilevanti. Nella società moderna fortunatamente siamo più comprensivi e le punizioni in genere si eseguono nel rispetto dei diritti umani, inoltre, asteya ha assunto delle sfumature più sottili e complesse, che riguardano anche i beni immateriali, non si tratta solamente di rubare oggetti concreti ma anche le idee, i sentimenti, l’energia, il tempo degli altri, il patrimonio comune. Il Sutra
Qui sotto riportiamo il passo tratto dallo Yoga Sūtra che parla di asteya: 2.37 asteyapratiṣṭhāyāṃ sarvaratnopasthānam Traduzione asteya: non rubare pratiṣṭhā(yāṃ): essere stabili sarva: tutto ratna: gioielli upasthāna(m): apparizione Quando stabilmente fondati nel non rubare (asteyapratiṣṭhā), si palesa [l’indole di chi dispone di] ogni genere di gemma. [F. Squarcini(a cura di), Patañjali, Yogasūtra, Giulio Einaudi editore, Torino, 2015] Significato Seguendo il principio di non appropriazione con fermezza e convinzione appariranno ai nostri occhi tutte le cose più preziose, riusciremo cioè a scorgere la vera ricchezza. Asteya nella vita Abbiamo detto che asteya non si limita ai beni fisici, ma comprende anche quelli immateriali, non rubare, dunque, significa anche non sottrarre un'idea al suo legittimo proprietario, non copiare dati e progetti senza permesso, non appropriarsi del lavoro o delle conoscenze altrui, semmai riconoscerne il valore e collaborare apertamente con chi ha delle idee migliori delle nostre. L’atto di rubare le idee e i pensieri degli altri ci rende pigri e inetti, atrofizza le nostre capacità: agire con integrità e impegno, riconoscere l’operato degli altri, invece, ci permetterà di scoprire risorse che non credevamo di avere e di raggiungere gli obbiettivi con maggior soddisfazione e gioia. Teniamo sempre presente che quando rubiamo agli altri stiamo sottraendo potenziale a noi stessi. Le applicazioni di asteya nella vita quotidiana comprendono la sfera emotiva, rispettare questo principio aiuta trovare stabilità e ad avere una vita affettiva rilassata. Quando, ad esempio, desideriamo le attenzioni di una persona, usare l’inganno per ottenerle o prevaricare sui sentimenti altrui equivale a rubare. Agire sotto la luce del sole, con coscienza e lealtà, imparare ad accettare che non sempre saremo ricambiati, valutare l'impatto che possono generare le nostre scelte, ci aiuterà a vivere le relazioni in maniera serena, senza rimorsi e sensi di colpa. La vera amicizia, l’amore e i rapporti sociali profondi si basano sulla fiducia e sul rispetto, due principi che sono in grado di rendere la nostra vita sentimentale più matura e appagante. Il concetto di asteya non si riferisce solo all'ambito privato, l'uso improprio del patrimonio pubblico ne rappresenta un'esplicita violazione. Applicare questo principio al bene comune vuol dire prima di tutto onestà, essere cittadini virtuosi: ad esempio, sebbene spesso sia fin troppo oneroso, pagare le tasse significa avere a cuore le condizioni della comunità ed evitare di far gravare questo dovere solo su chi è più retto di noi; allo stesso modo è importante non sottrarre né distruggere elementi di pubblica utilità, ad esempio, occupare un parcheggio destinato ai disabili, magari perché abbiamo fretta o non abbiamo voglia di fare due passi in più, equivale a rubare un diritto a una persona in difficoltà. Infine, è essenziale non deturpare l’arte e in special modo la natura in quanto rappresentano un patrimonio fondamentale per il benessere di tutta l’umanità, è di fondamentale importanza preservare e agire in maniera coscienziosa per garantire un futuro al nostro pianeta e alle prossime generazioni. A volte non ci rendiamo conto che delle azioni apparentemente banali come incidere un monumento, rubare dei granelli di sabbia o tagliare delle piante, possono condurre nel tempo a delle conseguenze disastrose, immaginate se ognuno portasse via qualcosa anche di molto piccolo da un determinato spazio: in breve tempo non rimarrebbe più nulla e quel luogo sarebbe per sempre compromesso. Come abbiamo visto nel paragrafo dedicato allo Yoga Sutra, il verso riservato ad asteya è portatore di un messaggio profondo, che cela una lezione di rara bellezza, esso ci indica, infatti, come trovare ciò che dà veramente valore alla vita. Per ottenere questa visione chiara e meravigliosa possiamo attuare alcune piccole strategie quotidiane: smettere di nutrire i desideri fuori controllo, contenendo i capricci della mente e i sentimenti egoistici, come l'avidità e l'invidia, darà più spazio ad emozioni positive e permetterà di mettere a fuoco le cose che davvero importanti; praticare ahimsa, ovvero seguire il principio della non-violenza, ci aiuterà a non commettere azioni che possono danneggiare gli altri, l'ambiente e noi stessi; coltivare la generosità con azioni di condivisione e di altruismo, aumenterà il benessere personale e della comunità, in un mondo di maggior condivisione, infatti, la necessità e il desiderio di appropriarsi indebitamente dei beni altrui tendono ad esaurirsi spontaneamente. Possiamo iniziare proprio da piccoli gesti di condivisione, come mettere a disposizione un oggetto, un’idea, uno spazio o fare un complimento a chi ha fatto meglio di noi, mentre se vogliamo approfondire maggiormente la pratica di asteya possiamo dedicarci ad azioni disinteressate e al volontariato, donando il nostro tempo, le nostre risorse o impiegando il nostro ingegno per specifici progetti, particolari individui o per la comunità. Anche fare scelte consapevoli in ambito ecologico e alimentare è una linea guida che dovrebbe accompagnare la nostra condotta quotidiana, per evitare di sottrarre inutilmente risorse all'ambiente, così da non rubare il futuro del nostro pianeta e dei nostri figli. Praticare asteya aiuta a riconoscere il nostro valore e quello di ciò che ci circonda, nel momento in cui moderiamo il nostro ego, evitando di perdere tempo a inseguire ciecamente i nostri desideri, smettiamo di recare inutile sofferenza al prossimo, di distruggere l’ambiente in cui viviamo e diventiamo capaci di vedere e apprezzare ciò che conta davvero, poiché la nostra mente sarà libera dai capricci che generano in essa tumulto e confusione. Asteya si rivela, dunque, un limite che restituisce libertà e una strategia utile per vivere in maniera più serena, uno strumento per scoprire le nostre potenzialità e tutta la ricchezza essenziale della vita. Leggi anche I commenti sono chiusi.
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