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Sobrietà digitale, come ridurre l’inquinamento digitale

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​L’importanza delle nostre azioni

Spesso sottovalutiamo l’importanza delle nostre azioni, effettuare scelte consapevoli anche in ambito tecnologico può essere un modo per contribuire al benessere del pianeta. La soluzione è agire secondo i principi della sobrietà digitale, ciò significa ridurre l'impronta energetica e l'inquinamento dovuto all'uso delle tecnologie, per farlo è necessario prima di tutto essere coscienti dell'impatto che le nostre azioni legate all’uso dei dispositivi e dei servizi digitali hanno sul nostro ecosistema.

Purtroppo le tecnologie che adoperiamo ogni giorno contribuiscono all'incremento delle emissioni di CO2 e dell'inquinamento, la buona notizia è che possiamo iniziare da subito a dare una mano all’ambiente, minimizzando gli effetti negativi attraverso scelte sostenibili, che mirino a un utilizzo più responsabile delle risorse e dei dispositivi sia a casa che a lavoro. Questo non significa rinunciare alle tecnologie ma usarle in maniera più consapevole: in medio stat virtus, la moderazione è un principio che può portare benefici concreti, quella in ambito digitale renderà la nostra esistenza più vitale e consistente.
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​Accorgimenti sostenibili

Qui sotto troverai alcuni consigli da mettere in pratica nella tua routine giornaliera per ridurre la tua impronta ecologica legata all’uso delle tecnologie digitali e contribuire, così, a preservare il pianeta dall’inquinamento e dal consumo smodato delle risorse
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  • riduci lo streaming, guarda solo le cose che ti piacciono davvero, se rivedi spesso un film scaricalo per evitare streaming inutile, quando ti rilassi dedicati anche ad attività concrete ce ne sono tantissime che puoi fare senza rimanere incollato davanti ad uno schermo
  • usa la risoluzione standard, guarda i video e serie in streaming a media o bassa risoluzione, ridurrai l'impatto sino all'86% rispetto a vederle in alta definizione
  • escludi l’opzione video durante le call a meno che non sia necessaria, chiamare a telecamera spenta riduce l’impatto del 96% rispetto ad una chiamata con video
  • evita lo scrolling, quante volte restiamo ipnotizzati a guardare video che nemmeno ci interessano, sappi che un’ora di video da uno smartphone consuma quanto un frigo acceso per un’intero anno, perciò se vuoi inquinare meno diventa un utente più consapevole, scegli quello che vuoi vedere anziché subire passivamente ciò che ti propinano il web e le app, riduci il tempo allo schermo, di sicuro hai di meglio da fare!
  • fai post signficativi, ebbene sì anche i social inquinano, la piattaforma più impattante è tic tok seguita da Reddit, quindi sii minimalista non pubblicare mille storie al giorno, concentrati sulle condivisioni che esprimano qualcosa di incisivo per renderle davvero speciali
  • riduci gli allegati, inviare foto, video e vocali nelle chat e nelle app di messaggistica comporta un maggior impatto ambientale
  • email q.b. (quanto basta), non spammare le caselle di posta altrui, cerca di inviare le mail solo agli effettivi destinatari e quando rispondi rimuovi gli allegati inutili, l'invio di una e-mail con allegato può consumare quanto una lampadina accesa per 24h
  • fai decluttering digitale, elimina tutti i file superflui dal cloud, cancella le app che non usi, pulisci periodicamente la casella di posta elettronica e la tua mailing list, cancella le iscrizioni alle newsletter che non segui più; quando navighi non aprire mille finestre e applicazioni in contemporanea se non ne hai bisogno
  • naviga su un browser green, esistono diversi motori di ricerca che cercano di compensare l'impatto ambientale che producono ad esempio scarica Ecosia che usa i profitti per piantare alberi o Lilo che finanzia progetti ecosostenibili
  • dispositivi a riposo, spegni i devices quando non li usi, attiva le modalità di risparmio energetico se presenti, metti in stand by gli schermi quando fai delle pause, eviterai di consumare energia inutilmente, in fondo anche i tuoi dispositivi hanno bisogno di un po’ di relax!
  • stop alla bulimia tecnologica, fai durare i dispositivi finché possibile, non cambiarli troppo frequentemente in base alle mode, cerca di acquistare quelli proporzionati alle tue esigenze e che hanno una certa stabilità nel tempo, eviterai di generare l'inquinamento dovuto allo smaltimento degli apparecchi dismessi
  • stacca la spina, ogni tanto spegni i tuoi devices e dedicati ad attività che non abbiano a che fare con la tecnologia, ad esempio iscriviti a un bel corso di Yoga nella tua città!
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Inquinamento digitale, che impatto hanno le nostre azioni


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Ahimsa, la non-violenza dal sutra alla vita reale

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Che cosa significa Ahiṃsā

​Ahimsa è il primo dei cinque Yama, i principi morali dello Yoga, e si usa per esprimere il concetto di non-violenza, molto caro alla cultura indiana. Il termine ahiṃsā deriva dal sanscrito e significa "non nuocere", essendo composto da a privativa che si traduce con "non" e dal verbo han che vuol dire “uccidere". Si tratta di un concetto fondamentale nella filosofia Yoga che trascende il suo significato prettamente fisico e che può essere esteso ad ambiti assai diversi tra loro, la non-violenza, infatti, non riguarda solo la sofferenza inflitta al corpo ma anche quella psicologica e spirituale. Nei prossimi paragrafi esamineremo le varie sfaccettature di ahimsa e vedremo come sia possibile applicare un concetto così elevato alla vita reale.
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Le origini 

​La prima definizione di ahimsa si trova nella Chāndogya Upaniṣad, tra i più antichi commentari vedici, se ne parla anche in altri testi della tradizione indiana tra cui figurano Mahābhārata, Bhagavadgītā e Purāṇa, ma è nello Yoga Sūtra di Patañjali che si delinea una sua prima definizione yogica, qui ahimsa viene inserita nel corpus degli Yama che assieme ai Niyama costituiscono rispettivamente i principi di etica sociale e personale dell'Ashtanga Yoga, il percorso di otto passi che lo yogin deve compiere lungo il suo cammino verso la liberazione. 
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Questo principio, dunque, trae le sue origini in India, dove ha permeato la cultura sia laica che religiosa, ed è a partire da qui che si è esteso al buddismo e al jainismo, nel quale trova la massima radicalizzazione. Ahimsa per i jainisti rappresenta il primo dei cinque giuramenti che i monaci devono sostenere, qui l’idea di non-violenza viene estesa non solo agli uomini ma a tutti gli esseri, tanto che gli osservanti stanno attenti a non calpestare insetti quando camminano o a ingerirli inavvertitamente, inoltre tutti i Jainisti compresi i laici praticano ahimsa nella quotidianità, sono, infatti, strettamente vegetariani, rinunciano a lavori che comportino la distruzione della vita e periodicamente si dedicano al perdono, riconciliandosi con familiari e conoscenti.
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​Il Sutra

Qui sotto riportiamo il passo tratto dallo Yoga Sūtra che parla di ahimsa: 

​2.35​ ahiṃsāpratiṣṭhāyāṃ tatsannidhau vairatyāgaḥ


Traduzione

ahiṃsā: non nuocere
pratiṣṭhā: che è stabilmente
tat: suo
saṃnidhi: presenza
vaira: ostilità
tyāga: lasciar andare

In presenza di chi (tatsaṃnidhi) è stabilmente fondato nel non nuocere (ahiṃsāpratiṣṭhā), viene meno l’ostilità (vairatyāga).  [F. Squarcini(a cura di), Patañjali, Yogasūtra, Giulio Einaudi editore, Torino, 2015]

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Significato
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Quando esercitiamo la non-violenza con fermezza e convinzione allontaniamo le ostilità, non solo perché in prima persona non manifestiamo atteggiamenti aggressivi ma anche perché con il nostro comportamento pacifico abbiamo il potere di influenzare positivamente gli altri.
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​La non-violenza nella società moderna

Il principio della non-violenza non si è limitato rimanere relegato nella sfera filosofica e religiosa ma nel tempo si è esteso anche in ambito civile, valicando i confini del sub continente asiatico tanto da essere stato adottato da diverse grandi figure di rilevanza internazionale. Il più famoso è sicuramente il Mahatma Gandhi che ha introdotto il concetto di ahimsa nell'attivismo politico, rendendolo il baluardo pacifista della lotta per l’indipendenza dell’India dagli inglesi. Gandhi è stato il teorico di satyagraha, in cui ha unito i primi due principi morali degli Yama, cioè satya (verità) e ahimsa (non-violenza), ciò si traduce in pratica nella resistenza all'oppressione tramite la disobbedienza pacifica.
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«La nonviolenza è il primo articolo della mia fede. È anche l'ultimo articolo del mio credo»  

​Mahatma Gandhi
​Il dialogo e la resistenza non violenta di Gandhi sono stati un potentissimo strumento di persuasione che ha contribuito al processo di emancipazione del proprio paese senza l’impiego delle armi da parte dei tantissimi indiani che lo hanno seguito, portando l'India ad ottenere l’indipendenza nel 1947. Questo esempio mirabile di forza gentile ha generato una vera e propria rivoluzione politica e sociale che ha influenzato prima un intero popolo e ha poi ispirato molti altri uomini e donne della storia contemporanea, tra cui Martin Luther King, Nelson Mandela, Aung San Suu Kyi e tantissime persone tra gli attivisti dei gruppi ecologisti e dei movimenti in difesa dei diritti civili della nostra epoca.
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​Ahimsa nella vita di tutti i giorni

Decidere di praticare ahimsa nella quotidianità può essere davvero utile per la nostra crescita personale, ci farà sentire più stabili e allo stesso tempo leggeri, liberi dalle ostilità, migliorando visibilmente la nostra vita e quella di chi ci sta intorno. Prima di introdurre ahimsa nelle nostre giornate occorre individuare tutti quegli atteggiamenti in cui tendiamo a manifestare aggressività e analizzare le cause di tali comportamenti, dietro di essi, infatti, si celano quasi sempre sentimenti di paura e insoddisfazione. Una volta che abbiamo compreso ciò che agita il nostro animo, possiamo iniziare a praticare la non-violenza in maniera più consapevole.

Il primo passo è promuovere atteggiamenti opposti a quelli che implicano violenza. Coltivare sentimenti positivi come la gentilezza, l'imparzialità, il coraggio e l'empatia, rappresenta il cardine della pratica di ahimsa, che apporterà nella nostra vita un maggiore senso di connessione e di equilibrio. Ciò significa prima di tutto attuare la non-violenza nei nostri confronti: essere compassionevoli e liberi dai giudizi verso noi stessi ci aiuterà ad essere più tolleranti ed empatici anche verso gli altri. 
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Il passo successivo è trasformare questi sentimenti positivi in piccole azioni: proviamo ad esprimerci con parole cordiali anche in situazioni avverse e cerchiamo di ridurre il nostro impatto negativo nel mondo. Ad esempio, possiamo portare più consapevolezza nei nostri discorsi, evitando pettegolezzi e commenti gratuiti, trattare gli altri con più rispetto e cortesia, incremetare la tolleranza e il senso civico, o ancora possiamo fare scelte amiche dell’ambiente, riducendo la nostra impronta ecologica e adottando una dieta che arrechi meno sofferenza possibile, come quella a base vegetale.  

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Una chiave di volta per sviluppare correttamente ahimsa è affiancarla a satya, ovvero ricercare la verità,  avere cioè onestà intellettuale, e di intenti, che si traduce nel riconoscere di non avere ragione a tutti costi e in una maggiore apertura mentale verso l'altro e il diverso. Questo sarà sicuramente più semplice se impariamo a lasciar andare: mollare un po' la presa su beni materiali, persone o errate convinzioni, ci farà capire che non sempre vale la pena di reagire in maniera emotiva e che esistono strumenti più illuminanti della prevaricazione.

Seguendo questi principi alla fine saremo in grado di batterci per valori davvero fondanti in maniera equilibrata e pacifica, con coraggio e determinazione. Praticare
ahimsa ci aiuterà a placare la rabbia e a ritrovare la pace interiore, avrà un impatto positivo sul nostro benessere fisico e mentale e su quello di chi ci sta intorno, ci sentiremo sollevati da inutili ostilità, raggiungeremo in nostri obiettivi con piena soddisfazione, senza sensi di colpa, infine inizieremo a vivere una vita più significativa e serena.
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Satya, la verità, dal sutra alla pratica - Yama


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​Yama, i principi morali dello Yoga ​


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Giornata Internazionale dello Yoga, cos'è e perché celebrarla

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Che cos'è l'International Day of Yoga

​La Giornata internazionale dello Yoga si celebra ogni anno in tutto il mondo il 21 Giugno, è un momento di grande partecipazione e unione, il suo intento è quello di sensibilizzare quante più persone possibile sulle potenzialità dello yoga e sui numerosi benefici che la pratica può apportare sia sul piano fisico che su quello psichico. La parola yoga, infatti, significa "unire" e definisce l'antica filosofia nata in India che contempla l'unione di corpo, mente e coscienza.

Un po' di storia

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A fare la proposta per una Giornata Internazionale dello Yoga è stato il Primo Ministro indiano Narendra Modi alla 69a sessione dell'Assemblea Generale, poco dopo,  l'11 dicembre 2014 il rappresentante permanente dell'India Asoke Mukherji ha presentato il progetto di risoluzione all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, la proposta è stata approvata da ben 175 Stati membri, che ne hanno riconosciuto il valore universale, proclamando il 21 giugno l'International Day of Yoga con la risoluzione 69/131. 

La prima Giornata Internazionale dello Yoga si è svolta nel 2015, in questa data al Rajpath di Nuova Delhi si sono riunite ben 35.985 persone, tra cui il primo ministro Modi e i rappresentanti di 84 nazioni, che hanno eseguito insieme 21 asana, costituendo di fatto la più grande lezione di yoga mai tenuta sino a quel momento. Da allora ogni anno nelle città di tutto il mondo il 21 giugno si festeggia con lezioni, conferenze e celebrazioni varie dedicate allo yoga.
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​Il mito dietro lo Yoga Day del 21 Giugno

​Narendra Modi, nel suo discorso alle Nazioni Unite, aveva suggerito come data il 21 giugno proprio perché è carica di significato, essa, infatti, rappresenta il giorno più lungo dell'anno nell'emisfero settentrionale (il più breve in quello meridionale), un fenomeno legato al rapporto della terra con il sole, la nostra stella simbolo dell'energia vitale e della conoscenza. Nella mitologia indiana si narra che proprio in questo giorno Shiva abbia iniziato a condividere le sue conoscenze, rivelando di fatto al mondo la dottrina dello Yoga.

In India il 21 Giugno segna anche il passaggio a Dakshinayana, il periodo di sei mesi che inizia con il solstizio d’estate e si conclude con quello invernale. Il solstizio d’estate, che coincide quasi sempre con questa data, rappresenta il momento di massima luce, una metafora della rinascita della natura ma anche del risveglio spirituale, infatti, poco dopo, in concomitanza della seconda luna piena dal solstizio estivo, si festeggia Guru Poornima, in cui i devoti celebrano la figura del Guru, cioè colui che dalle tenebre dell'ignoranza porta alla luce della conoscenza.
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​Perché celebrare la Giornata mondiale dello Yoga

Nella risoluzione che ha visto la nascita dell’International Yoga Day si sottolinea "l'importanza che gli individui e le popolazioni facciano scelte più sane e seguano modelli di stile di vita che promuovano una buona salute” in accordo con le direttive dell'Organizzazione Mondiale della Sanità che esorta a prendersi cura della propria persona attraverso un'attività fisica regolare e scelte consapevoli che mirino ad uno stile di vita sano.

Narendra Modi durante l'apertura della 69a sessione dell'Assemblea Generale ha dichiarato “Lo yoga incarna l'unità di mente e corpo; pensiero e azione; moderazione e realizzazione; armonia tra uomo e natura; un approccio olistico alla salute e al benessere. Lo yoga non riguarda solo l'esercizio; è un modo per scoprire il senso di unità con se stessi, il mondo e la natura.” Lo yoga, dunque, può essere uno strumento utile per il nostro benessere, se hai voglia di onorare questa antica disciplina o se non hai mai provato a praticare yoga questo potrebbe essere il giorno giusto per iniziare!
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Cinque modi per celebrare la Giornata Internazionale dello Yoga



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Che cos'è lo Yoga

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Il potere del Sankalpa: le intenzioni che migliorano la vita

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​Che cosa significa Sankalpa

Nel mondo frenetico in cui viviamo è facile smarrirsi, travolti dalla routine quotidiana e sommersi dagli input esterni, perdiamo di vista le cose davvero importanti, abbiamo come la sensazione di essere disconnessi dal nostro vero sé e dalle nostre passioni. Il sankalpa offre un potente antidoto a questo senso di smarrimento, spingendoci a focalizzarci su ciò che conta veramente e ad assumere un ruolo attivo nella realizzazione della nostra vita.

Sankalpa si riferisce ad una pratica molto apprezzata nello yoga che può rivelarsi uno strumento importante per innescare cambiamenti positivi. La parola sankalpa si traduce come “intento” o “proposito”, in sanscrito kalpa significa precetto/regola mentre san vuol dire desiderare/ottenere, e si riferisce all'atto di stabilire un'intenzione o una direzione per la propria vita, dandole priorità su tutto e armonizzando le azioni che compiamo ogni giorno con i propri valori e desideri.
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In un primo momento potremmo scambiare il sankalpa per ciò che comunemente chiamiamo obiettivi, ma si tratta di un qualcosa di completamente diverso, nato in un substrato molto più profondo, pertanto scevro dalle ingerenze esterne e dai condizionamenti sociali che contraddistinguono molti dei traguardi che ci imponiamo e che anziché arricchire la nostra vita non fanno altro che svuotarla e renderla priva di compiutezza.

Il sankalpa non ha a che fare con il successo materiale, semmai con quello spirituale, esso, infatti, ci aiuta a trovare ciò che veramente può farci progredire e che può riempire di significato la nostra vita. Questo non significa che non possiamo desiderare dei beni tangibili, anch'essi possono rappresentare il soggetto di un sankalpa a patto che portino a una crescita positiva in grado di far emergere il meglio di noi e di chi ci sta intorno.
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​La pratica del Sankalpa

La pratica del sankalpa è spesso inserita nelle sessioni di yoga e meditazione, poiché rappresenta uno strumento utile per approfondire la conoscenza di noi stessi, essa consiste nella formulazione di una parola o di una breve frase che racchiuda un’intenzione positiva che vogliamo introdurre nella nostra vita.
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Formulare un Sankalpa è come piantare un seme affinché cresca qualcosa di bello, abbeverandolo con regolarità darà origine a una pianta rigogliosa e forte. L’intenzione rappresenta l’innesco che permette di evolverci, il motore dietro ad ogni azione, la nostra stessa vita è composta dal susseguirsi degli atti che compiamo ogni giorno, alla cui base c’è sempre un desiderio, dunque, possiamo dire che noi stessi siamo fatti di desideri. A tal proposito si esprime questo bellissimo passo tratto dalle Upanishad che recita "In verità si dice anche che l'uomo è fatto di desiderio: ma quale è il desiderio, tale è la volontà, quale è la volontà, tale è l'azione, quale è l'azione, tale è il risultato che consegue”
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Il Sankalpa è, dunque, un modo per comprendere noi stessi e per capire cosa desideriamo davvero, sviluppando un determinato proposito attraverso l'azione e dando un senso alla nostra vita. La pratica del Sankalpa ci permette di mantenere sempre alta l’​attenzione verso l'intenzione, come quando ravviviamo la fiammella di un focolare, aiutandoci a portare a termine i nostri compiti e a raggiungere le mete che ci siamo prefissati. Quindi, se ti senti smarrito o disconnesso, prenditi del tempo per riflettere sui tuoi desideri più profondi, stabilisci un sankalpa per te stesso e impegnati a vivere secondo la tua intenzione.
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​Come formulare il tuo sankalpa

​Per identificare il sankalpa si può iniziare con un esercizio di visualizzazione che ci aiuti a individuare i nostri desideri, le aspirazioni e i valori più profondi. Immagina una sfera di luce dorata nel tuo cuore e chiediti cosa potrebbe renderla più luminosa, cosa potrebbe farla espandere. A questo punto lascia che da lì emergano spontaneamente le intenzioni e i propositi, poi scegli quello più luminoso e vicino al tuo essere autentico. L’intenzione che sceglierai deve essere pura, cioè quella quanto più possibile libera da sovrastrutture, influenze esterne e aspettative. Non avere timore, iI sankalpa deve essere solo tuo.

Una volta identificato il tuo sankalpa, occorre trovare la giusta formula, dal momento in cui viene enunciato il sankalpa non dovrà più essere modificato né essere rivelato ad alcuno. Per esprimere la nostra intenzione è preferibile usare parole chiare e positive, coniugare il tempo al presente, prediligere frasi brevi e che possibilmente non contengano negazioni, ad esempio meglio affermare “sono forte” piuttosto che “non sono debole”. Il passo successivo è ripetere il nostro sankalpa in maniera costante e integrarlo nella tua vita quotidiana con delle azioni anche minime ma che abbiano una continuità.
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Per mantenersi focalizzati verso la meta bisogna ripetere la propria intenzione più volte durante il giorno, un buon esercizio è visualizzare se stessi mentre si sta vivendo secondo i propri valori e impegnarsi a compiere piccole azioni concrete verso il raggiungimento dell'obiettivo. Se stai puntando a un grande proposito o a un cambiamento impegnativo, non riempire le tue pratiche di mille intenzioni diverse, meglio sceglierne una con cura e concentrarsi solo su quella, sarà molto più probabile vederne gli effetti.
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​Ecco alcuni esempi generici da cui prendere spunto, ma si possono creare dei sankalpa molto più specifici e orientati in base alle proprie esigenze
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  • oggi mi sento bene
  • amo il mio corpo
  • sono forte
  • sono audace
  • onoro la natura e tutti gli esseri viventi
  • risveglio il mio potenziale
  • merito amore
  • mattone dopo mattone
  • un passo alla volta arrivo lontano
  • sono un essere libero e consapevole
  • desidero con tutto il mio cuore ...
  • con le mie azioni costruisco il mio destino​
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​Il potere delle intenzioni

​Può sembrare incredibile come una piccola frase o una parola possano racchiudere tanta potenza, eppure non si tratta di magia, il potere del sankalpa risiede nella capacità persuasiva della suggestione, ampiamente adoperata anche in psicologia, e nel rafforzamento dell'intenzione che si attua tramite la ripetizione: questi elementi sono in grado di guidarci, incitarci e di farci rimanere concentrati su ciò che conta davvero, aiutandoci a superare sfide anche molto difficili.

Per questo non devi mai dubitare del tuo sankalpa: mantieni la sua segretezza in maniera assoluta e fallo risuonare con fermezza e consapevolezza dentro di te ogni volta che puoi o ne senti il bisogno. La nostra intenzione ci sosterrà e sarà sempre al nostro fianco, quando ci ritroveremo a fronteggiare ostacoli o battute d'arresto, il nostro sankalpa ci ricorderà i valori in cui crediamo e le nostre aspirazioni più profonde, aiutandoci a mantenere alta la motivazione e a proseguire il nostro cammino.

Il momento ideale dove inserire il nostro sankalpa è durante la pratica della meditazione, in particolare Yoga Nidra, ma è perfetto anche all’inizio e alla fine di una sessione di yoga o semplicemente al mattino prima di iniziare la giornata o alla sera prima di dormire, in ogni caso richiama la tua intenzione ogni qual volta ne sentissi il bisogno, con l’esercizio e la dedizione potresti rimanere sorpreso dei cambiamenti positivi che sei stato in grado di introdurre nella tua vita, potresti accorgerti di aver raggiunto risultati più appaganti e di condurre un'esistenza più piena e soddisfacente.
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​Che cos'è lo Yoga?



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Yoga e Satya, la luce della verità sul tappetino

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Karna Abyangam, il massaggio dell'orecchio

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Che cos'è Karna Abyangam

Karna significa orecchio mentre Abyangam è l’arte del massaggio ayurvedico, si tratta, dunque, di un massaggio dell’orecchio e delle aree limitrofe, che aiuta a mantenere il benessere dell’orecchio. Secondo l'Ayurveda nel corpo umano sono presenti svariati marma, dei punti energetici che opportunamente stimolati producono degli effetti benefici sull’organismo, nel nostro caso i marma dell'orecchio, correlati anche a determinate parti del corpo, una vera e propria riflessologia auricolare, ecco perché secondo la tradizione questo tipo di massaggio, oltre a favorire la salute dell’orecchio, influisce positivamente anche su altri organi. 
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​Come fare il massaggio dell’orecchio

Un operatore ayurvedico esperto sa esattamente come agire per stimolare al meglio i marma, in questo paragrafo troverete la procedura per provare ad eseguire un massaggio base dell’orecchio con le vostre mani. Seguite minuziosamente le istruzioni qui sotto per regalarvi una seduta benefica e super rilassante.
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Cosa occorre
​Una boccetta di olio di sesamo è tutto ciò che serve, in alternativa si può sostituire con olio di cocco, di oliva o di jojoba, oppure con un olio medicato specifico per le orecchie che troverete in erboristeria o nei negozi specializzati in prodotti ayurvedici.
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Preparazione 
  • lavare bene le mani 
  • portare ad ebollizione dell’acqua e versarla in una ciotola
  • inserire la boccetta di olio dentro la ciotola per qualche minuto in modo da intiepidire l’unguento
  • estrarre la boccetta dall’acqua e dopo averla asciugata con un panno pulito testare sul polso la temperatura dell'olio per evitare scottature
  • riscaldare le mani strofinandole una con l’altra finché non diventano tiepide
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Massaggio
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  1. mettere qualche goccia di olio sui palmi delle mani distribuendolo bene sulle dita
  2. iniziare con un delicato movimento rotatorio nella zona adiacente all'orecchio e alla mascella, proseguendo per la mandibola e la zona sotto e dietro l’orecchio
  3. pizzicare dolcemente il contorno del padiglione auricolare
  4. posizionare il dito medio nell'incavo sotto il lobo (in corrispondenza del marma Karnamula I) e l’indice a circa 2 cm di distanza dal medio sul processo mastoideo (in corrispondenza di Karnamula II), esercitare una delicata pressione, poi accarezzare il collo scendendo verso la spalla, ripetendo il gesto per alcune volte
  5. sempre con le dita a "V" inforcare l’orecchio in modo che la punta del dito medio si trovi all'altezza dell’attaccatura superiore dell’orecchio e il dito indice dietro il padiglione auricolare, da qui far scorrere le dita verso il basso seguendo il contorno inferiore della mandibola
  6. afferrare l’apice dell'elice, ovvero la punta dell’orecchio (sede del marma Karnapala), e tirarla gentilmente verso l’alto per qualche secondo, poi passare alla coda dell'elice, cioè la parte mediana del padiglione, e tirarla indietro, infine al lobulo (sede di Karnapali) che verrà tirato in basso e verso l’esterno  
  7. Ripetere la trazione delle tre zone (elice, area mediana e lobulo) afferrando l’orecchio dalla conca​
​Struttura dell'orecchio
​e le fasi del massaggio
punto per punto
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Consigli e precauzioni

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Una volta effettuato il massaggio possiamo procedere o meno con Karna Prati Saranam, un trattamento delicato di pulizia e lubrificazione dell’orecchio, che può essere effettuato con una certa regolarità, oppure con Karna Purana, che invece prevede l’oliazione profonda del canale uditivo e che deve essere somministrato con meno frequenza.

Le orecchie e le aree limitrofe sono parti molto delicate, tuttavia possiamo eseguire Karna Abhyasam ogni qual volta ne sentiamo il bisogno, a patto che per precauzione esercitiamo un massaggio davvero gentile, soprattutto tra la radice dell’orecchio e il collo, vicino ai quali passano il nervo vago, la carotide e la vena giugulare, qui se esercitiamo forti pressioni rischiamo di influire sul loro normale funzionamento e addirittura di perdere i sensi. Il massaggio non va effettuato se sono presenti lesioni o infiammazioni acute nelle zone da trattare.

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Il contenuto di questo articolo non sostituisce in alcun modo la consulenza, la diagnosi o la terapia medica professionale.

Benefici

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​- ha un effetto decongestionante
- migliora la microcircolazione
- aiuta in caso di tinnito
- è benefico in caso di vertigini
- rilassa la mandibola
- contrasta il bruxismo
- rilassa il nervo trigemino 
- lenisce il mal di testa 
- stimola le funzioni cerebrali
- é utile in caso di deficit di attenzione
- ha un effetto calmante 
- riduce iperattività e stress
- migliora la qualità del sonno
- aiuta a equilibrare il Vata dosha
Leggi anche

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Karna Marma, i punti energetici dell'orecchio


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La cura quotidiana delle orecchie: Karna Prati Saranam

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Karna Purana, la terapia auricolare



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Yoga per celebrare il Diwali, la Festa della Luce

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Celebriamo la Festa della Luce

​Diwali significa Festa delle luci ed è famoso per la sua atmosfera gioiosa e suggestiva, esso si svolge in India e prevede cinque giornate di festeggiamenti che culminano nel terzo giorno, quello del novilunio, per l'appunto detto Diwali. Si tratta di una ricorrenza legata al culto della dea Lakshmi molto sentita e apprezzata da indiani, giainisti e Sickh, che potrebbe valere la pena esplorare un po’.

Nel caso volessimo portare un pezzettino della magia del Diwali a casa nostra, il primo passo sarebbe di sicuro quello di accogliere lo spirito di questa magnifica festa in maniera semplice e gioiosa. Ad esempio potremmo decidere di illuminare gli ambienti con dei lumini e delle lanterne, in modo da rendere l'atmosfera più calda e radiosa, oppure provare ad assemblare un altarino con candele e fiori o ancora cimentarci assieme ai nostri familiari nella creazione di un rangoli, un tipico decoro geometrico realizzato con farine e polveri colorate.

Per rispettare la tradizione non bisogna dimenticare che la pulizia è uno step fondamentale della festa, infatti la consuetudine vuole che prima delle celebrazioni la casa venga tirata a lucido. Sarebbe bene abbracciare anche il significato metaforico di pulizia facendo un po' di ordine mentale: possiamo dedicarci alla meditazione, trascorrere del tempo con chi è davvero importante per noi, decidere di riavvicinarci a una persona ormai lontana, ma anche introdurre una nuova abitudine positiva, così come eliminarne una negativa.
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​Yoga per il Diwali

Per onorare questa festività anche sul tappetino è fondamentale, dunque, iniziare dall’ambiente in cui pratichiamo, che deve essere innanzitutto pulito e ordinato. Cerchiamo poi di renderlo più accogliente, magari impreziosendolo con qualche fiore profumato e accendendo piccole luci e candele per riscaldare l'atmosfera. Se vogliamo creiamo per l'occasione un altarino dedicato a Lakshmi, la dea benevola della prosperità, della bellezza e della salute. 
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Aprire la nostra pratica con un esercizio di pranayama è sempre un'ottima idea: la respirazione del fiore di loto è tra le più indicate dal momento che aiuta ad incrementare dolcemente la nostra energia e ad espandere il chakra del cuore tramite il respiro coordinato al movimento ritmico di apertura del mudra.
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Per rendere omaggio al Diwali potremmo dedicare la nostra sessione di yoga alla dea Lakshmi. Opteremo, quindi, per delle sequenze dolci di apertura del cuore e del bacino, dove inserire la posizione della dea, la posizione del loto e il Padma Mudra. Muoviamoci sempre in maniera gentile e consapevole, mantenendo il focus sull'espansione del petto e sulla nostra luce interiore.
Una valida alternativa potrebbe essere quella di indirizzarci verso una pratica lunare. Inseriamo al suo interno una sequenza di saluti alla luna, perfette anche posizioni come Viparita Karani e Ardha Chandrasana in aggiunta a qualche piegamento indietro, vanno benissimo inarcamenti armoniosi e piuttosto gentili come Bhujangasana e Chakravakasana. In accordo con il novilunio preferiamo sequenze lente e meditative, cerchiamo di privilegiare la fluidità del movimento, focalizzandoci su intenzioni positive e di crescita.
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​Se invece preferiamo abbracciare un modus più intimo potremmo provare a recitare il Lakshmi Mantra oppure intraprendere una meditazione sulla dea Lakshmi, partendo proprio dalle sue splendide qualità e dall’iconografia che la contraddistingue. Per onorare lo spirito del Diwali un altro ottimo spunto può essere eseguire la meditazione della luce dorata e la meditazione del loto, anche qui concentriamoci sui buoni propositi, sulla generosità, sul concetto di apertura e crescita.
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​Per sconfiggere le tue ombre accoglile,
poiché è nel buio che la luce risplende
Happy Diwali!

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Diwali la Festa delle Luci. Alla scoperta della festa più famosa dell'India


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DIWALI Festa delle Luci, scopri la festa più famosa d'India

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Che cos'è il Diwali

​Diwali, Deepawali o Dipavali significa fila (avali) di lampade (deep) e designa la Festa delle Luci, una delle più amate dell’intera India, diffusa anche in diversi altri paesi con presenza induista, giainista e sikh, come Indonesia, Malesia, Mauritius e Nepal. Non esiste una data fissa per questa ricorrenza, dal momento che viene celebrata ogni anno in un periodo differente a seconda delle fasi lunari, per la precisione nel quindicesimo giorno del mese di Kartika, che cade sempre tra Ottobre e Novembre. La festa dura 5 giorni, dei quali il più importante coincide con la notte più buia, segnando l’inizio della nuova fase lunare.
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​Per la sua importanza il Diwali viene spesso paragonato al Natale, proprio come quest’ultimo anch’esso prevede grandi festeggiamenti e racconta una particolare vicenda della tradizione religiosa, celebra, infatti, la storia di Rama, avatar del dio Vishnu, che ritorna nella città natale dopo 14 anni di esilio. Egli nella sua ultima impresa aveva salvato dal demone Ravana la moglie Sita, avatar della dea Lakshmi, così al loro rientro il popolo pensò di accoglierli rischiarando il loro cammino con file di lumini e decise di adornare le vie e le case della città con fiori e decori per onorarli solennemente.
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​Significato del Diwali

​Il Diwali è una festa molto suggestiva, ricca di tradizioni e rituali, a volte un po’ esuberante nelle sue manifestazioni, tuttavia sotto l’aspetto più esteriore e materiale racchiude un significato molto profondo e potente. Il Diwali, infatti, come si intuisce già dallo stesso nome, rappresenta la luce che illumina l’oscurità, il trionfo del bene sul male e simboleggia il lume della conoscenza che sconfigge le tenebre dell’ignoranza. Tuttavia il suo significato più intimo è quello spirituale.
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Le luci che rischiarano la strada del ritorno di Rama, danno forza e sicurezza per andare avanti nell’oscurità della notte. Illuminare il cammino verso casa vuol dire non solo superare gli ostacoli della vita ma soprattutto ritrovare se stessi. In particolare diventa la metafora del cammino spirituale della persona, simboleggia la ricerca della propria luce interiore. Il Diwali è senza dubbio una celebrazione della vita, contrapposta al buio della morte, ed è strettamente legato al culto di Lakshmi, la dea della prosperità, della saggezza e del destino.
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I cinque giorni del Diwali

​• ​Dhanteras (o Dhanatrayodashi) è la pima giornata di festa, dhan significa benessere e teras tredicesimo giorno, infatti, coincide con il tredicesimo giorno dalla Poornima (luna piena), lo stesso in cui la dea Lakhsmi nacque dalle acque dell’oceano. Secondo la tradizione la mattina occorre effettuare una profonda pulizia della casa, poiché si celebra Lakshmi, dea della ricchezza e dell’abbondanza, che non ama particolarmente i pigri e la sporcizia. 
​In questo giorno si acquistano oro, gioielli e oggetti di metallo, in special modo pentole e utensili da cucina, ci si riunisce per giocare a carte, qualcuno anche per giocare d’azzardo. È una data molto importante anche per l’Ayurveda, dal momento che si onora Dhanvantari, incarnazione di Vishnu, colui che ha fatto conoscere agli umani la medicina ayurvedica.
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• ​Chhoti Diwali (o Narak Chaturdashi) è anche definito piccolo Diwali, infatti ne è la viglilia. Si narra che in questo giorno Hanuman abbia annunciato al popolo il ritorno in città di Rama, Sita e Lakshmana e che  i cittadini in gran subbuglio si prepararono ad accogliere i vincitori adornando la città di luci e decori. È proprio per questo che si addobba la casa con le diya, piccole lampade ad olio, candele e fiori, dinnanzi alle porte si realizzano i rangoli, disegni geometrici tracciati con farine colorate, mentre fuori si fanno esplodere i botti. L’usanza prevede di disporre l’immagine di Lakshmi o di Ganesha all’interno di piccolissime casette per poi onorarle durante il puja, il rituale sacro. ​
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Si crede anche che in questo giorno Kali e Krishna abbiano ucciso il demone Narakasura, per tale motivo in alcune località si festeggia bruciando le effigi dei demoni. Durante il Chhoti Diwali è irrinunciabile preparare o acquistare laddoo, burfi e gli altri squisiti dolcetti della tradizione indiana per poi condividerli con familiari, amici e conoscenti.
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• Diwali (o Lakshmi Puja) è il terzo giorno e il più importante di tutte la festività, viene celebrato durante il novilunio, ovvero il giorno più buio del mese. In questa ricorrenza si ricorda il ritorno di Rama nella sua città natale con la moglie Sita dopo che fu salvata dal demone e i grandi festeggiamenti a loro rivolti, ma la protagonista indiscussa del Diwali è senza dubbio la dea Lakshmi, di cui Sita è l’avatar. 
​Si crede che la divinità visiti prima le abitazioni più pulite e luminose, portandovi prosperità e ricchezza, per tale motivo tutta la casa deve essere perfettamente in ordine e illuminata a festa, inoltre bisogna venerare la dea con uno speciale puja serale. In alcune località per tradizione anche la dea Kali viene celebrata con il rituale del Kali Puja. 
Durante il Diwali è usanza indossare gli abiti nuovi, spesso acquistati per l’occasione nei giorni precedenti, per poi riunirsi tra amici e familiari, scambiarsi gli auguri e condividere cibo e regali. Al calar della sera si esce fuori nelle strade o si sale sulle terrazze ad ammirare i fuochi d’artificio che rischiarano il cielo notturno. È un momento di grande gioia e partecipazione.
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​• ​Balipratipada (Padiwa o Goverdhan Puja) rappresenta l’inizio della nuova fase lunare, con la luna che cresce luminosa durante le successive due settimane di Kartik. La puja della giornata è in onore del dio Krishna: si narra che in questo giorno Krishna sconfisse Indra, mentre Vishnu uccise il demone Bali. 
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Alcuni celebrano il Balipratipada proprio come l’inizio del nuovo anno, si fa festa e si donano regalini soprattutto ai più piccoli. Per molti questo giorno è dedicato all’amore, una sorta di San Valentino indiano, gli innamorati si scambiano doni e si realizzano banchetti in onore delle coppie appena sposate.
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• ​​Bhai Dooj (o Bhaiya Dooj) è l’ultimo giorno della festa dedicato alla celebrazione del legame con le sorelle. Durante il quinto giorno, infatti, è tradizione riunirsi tra fratelli per condividere la stessa mensa e trascorrere del tempo insieme: le sorelle pongono un tilak rosso sulla fronte dei fratelli in segno di buon auspicio, protezione e affetto, mentre i fratelli ricambiano il gesto con dei regali e delle benedizioni. È il momento migliore per mettere da parte eventuali discussioni e vecchi rancori e celebrare l’unione tra fratelli.
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​Per sconfiggere le tue ombre accoglile,
poiché è nel buio che la luce risplende
Happy Diwali!

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Giornata Internazionale dello Yoga, cos'è e perché celebrarla


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Detox time - Dieta e equilibrio intestinale

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Prendiamoci una pausa dagli eccessi

Quando ci sentiamo stanchi e appesantiti spesso è perché mangiamo troppo e male e non ci muoviamo abbastanza: prendersi una pausa per disintossicare l'organismo può essere la scelta giusta per ripristinare l’equilibrio perduto. La  dieta detox è un toccasana in quanto pulisce il corpo in maniera naturale, eliminando le tossine, riducendo lo stress ossidativo e i dolori articolari, migliorando l’aspetto della pelle e l'umore. Sarebbe bene associare alla dieta un'adeguata attività fisica, una bella corsa mattutina o delle sessioni giornaliere di yoga detox sono perfette per ritrovare la forma.
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Amare il proprio intestino

Come prima cosa è utile prendersi cura del proprio apparato digerente, che oltre al transito degli alimenti svolge diversi altri compiti:
  • in primis la digestione, cioè la trasformazione del cibo in energia e sostanze utili per l’organismo
  • ​l’eliminazione delle scorie e delle tossine che si accumulano nel corpo;
  • la difesa dell’organismo, dal momento che le viscere fungono da prima barriera contro virus, batteri e sostanze nocive, grazie alle numerosissime cellule immunitarie che contengono e al microbiota che le popolano;
  • il controllo dell’umore, essendo l'intestino responsabile del 95% della secrezione della serotonina e ospitando oltre 100 milioni di cellule nervose, non per nulla è definito secondo cervello.
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Un microbiota sano favorisce una buona digestione, il dimagrimento, migliora l’umore e ci rende più forti contro le malattie: seguire una dieta leggera a base vegetale è un balsamo per il nostro apparato digerente, infatti, secondo gli studi più recenti sembra essere l'alimentazione più adatta a mantenere il nostro microbiota vitale e in salute.

​Per depurare l’organismo occorrerà limitare almeno per un paio di settimane l’apporto calorico e mangiare cibi più leggeri, in questo modo diamo tempo all’organismo di ripristinare le condizioni che favoriscono il benessere dell'intestino e della popolazione dei batteri amici.
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La dieta detox

Gli antichi yogin prediligevano un'alimentazione vegetale, che pare essere tra le più salutari, prendere ispirazione da questi saggi potrebbe essere una buona idea, intraprendendo per almeno un mese una dieta priva di carni e derivati, alla fine saremo più leggeri, luminosi e pieni di energie. Il veganuary a gennaio è un periodo perfetto per ritrovare l’equilibrio dopo gli eccessi del Natale, ma anche l'inizio della primavera è un ottimo momento per depurarsi in maniera naturale, quando l'arrivo della bella stagione ci offre una grande varietà di cibi salutari e la possibilità di fare più movimento.
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Per un po' stiamo lontani formaggi e latticini, cibi untuosi e salati, grassi animali, carboidrati raffinati, zuccheri e bevande alcoliche, non sarebbe male fare anche una piccola pausa dal glutine. Prediligiamo, invece, frutta e verdura di stagione, tisane depurative, pasti leggeri e cereali integrali, rigorosamente biologici per evitare l’accumulo di pesticidi e sostanze nocive.
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Tra le verdure da preferire, in cima alla classifica cetrioli, lattuga e finocchi, che svolgono un’azione depurativa, diuretica e saziante; anche i carciofi si piazzano buona posizione, essendo in grado di migliorare la funzionalità del fegato e, cosí come i finocchi, di eliminare i gas in eccesso. Assumendo questi alimenti ad ogni pasto ci sentiremo meno gonfi e grazie al loro alto contenuto di acqua e fibre, ci sazieremo prima.
Il grano saraceno, naturalmente privo di glutine, è un ottimo alleato dell’intestino, esso si prende cura dell’organismo grazie al suo potere antinfiammatorio e alla ricchezza di antiossidanti e vitamine, soprattutto quelle del gruppo B. L’assunzione di semi di lino e crusca di riso regola l’intestino e il metabolismo energetico con il suo prezioso contenuto di tiamina (vitamina B1) e niacina (vit B3), mentre mandorle e soia ci forniscono la giusta quantità di riboflavina (B2). Inoltre, mangiare una piccola quantità di semi oleosi quindici minuti prima dei pasti aiuterà a sedare lo stimolo della fame.
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Parola d'ordine: idratazione

Bere molto è indispensabile nel processo depurativo, per agevolare l'idratazione possiamo realizzare delle bevande ad hoc e provare qualcuno dei tanti rimedi della nonna, d'altronde si sa, sono sempre tra i più efficaci! Al mattino, a digiuno, bere un bicchiere di acqua e limone è un toccasana per via della spiccata capacità purificante di questo agrume, mentre una tisana a base di zenzero è perfetta per favorire la digestione. Per una pausa sfiziosa, invece, possiamo preparare uno smoothie con banane, mirtilli e lamponi, tre frutti ricchi di vitamine e sali minerali che ci regalano energia, proteggono l'intestino e sgonfiano la pancia. Sostituire il caffè con una bella tazza di tè verde o tè bianco si rivela vantaggioso per via delle sue rinomate proprietà antiossidanti, dimagranti e drenanti.
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La bomba detox e le sane abitudini

Concludiamo in bellezza con la bomba detox per purificarci in maniera naturale ed efficace, usando degli ingredienti dalle eccezionali proprietà depurative. Possiamo prepararla creando un mix con alga clorella, coriandolo e curcuma, un trittico di sostanze preziose provenienti dal mondo vegetale dall'innato potere chelante e dall’elevata azione disintossicante e antinfiammatoria.

Infine, ricordiamoci che la salute dell'intestino è determinata anche da uno stile di vita sano, quindi, cerchiamo di mantenere l'intestino pulito ed efficiente per questo è importante evacuare in maniera regolare, magari aiutandoci con qualche rimedio naturale, ad esempio con un bel 
chia pudding a merenda o colazione, ricordiamo di mantenere una buona igiene del sonno,  dormendo  almeno 7-8 ore al giorno e di dedicare il giusto tempo al movimento, praticando un'attività fisica moderata per almeno 150 minuti a settimana.
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Ritovare la forma dopo un periodo di eccessi

In alcuni periodi dell’anno, in special modo durante le feste, ne approfittiamo per riposare, sospendendo le abituali attività quotidiane e regalandoci qualche eccesso a tavola, così consumiamo cibo più elaborato e calorico, ci muoviamo di meno e magari facciamo qualche brindisi in più. Alla fine ci ritroviamo a fare i conti con qualche chilo in eccesso e ad affrontare una fase di down, sentendoci più gonfi, appesantiti e stanchi di prima. Cosa fare per ritrovare la forma in serenità?   ​
Movimento e dieta detox sono la combinazione vincente. In passato chi intraprendeva il percorso yogico aveva già capito che la pratica fisica era utile per mantenere il corpo e la mente in salute, scegliendo un'alimentazione plant based per onorare il principio della non-violenza e per restare a lungo flessibile e in forma.
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​Oggi come allora il movimento e una corretta alimentazione restano i principi cardine per mantenere il nostro organismo sano e equilbrato. L'inizio della primavera è il periodo ideale per depurarci in maniera naturale, con l'arrivo del bel tempo, infatti, possiamo praticare all'aperto e abbiamo a disposizione una maggiore varietà di cibi salutari, ma ricordiamo che qualsiasi momento è quello giusto per rimetterci in forma.
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Asana detox, depurati con lo Yoga!

Abbiamo visto che, affinché il nostro corpo resti efficiente e forte, è necessario muoversi con regolarità, gli antichi yogin lo sapevano bene ed erano altrettanto consapevoli dell’estrema importanza dell’apparato digerente per la salute umana, ritendendo l'intestino il canale d’ingresso delle malattie, tant'è che elaborarono una serie di tecniche ed esercizi detossificanti in grado di aiutare il suo corretto funzionamento.

Nella tradizione yogica, infatti, al centro del ventre tra ombellico e stomaco si trovano due importanti centri energetici: il Plesso Solare, connesso al terzo chakra, e Jatharagni, il fuoco digestivo che brucia le scorie fisiche e quelle emotive. Stimolando queste zone con movimenti appropriati si va ad agire proprio sulle funzioni metaboliche, si coadiuva l’eliminazione delle tossine e si aiuta a riequilibrare l’umore, a tal fine sono utili tutte le posizioni yoga che agiscono sul terzo chakra, detto Manipura, e in generale sull'area centrale del nostro corpo.
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Sono consigliati tutti gli asana di torsione del busto che, grazie al movimento di rotazione, strizzano dolcemente il tronco, il fegato e gli altri organi addominali, esercitando un massaggio interno che favorisce l’espulsione di gas e scorie. Perfette da inserire nella pratica posizioni come Matsyendrasana, Marichyasana, Parivrtta Trikonasana, Parivrtta Parsvakonasana e Jathara Parivartanasana.
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Anche alcuni piegamenti indietro sono degli alleati per stimolare la motilità e ritrovare la forma, i più indicati sono Vyaghrasana nella sua variante attiva, Bhujangasana, Salabhasana e Dhanurasana.
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Altrettanto efficaci sono i piegamenti in avanti, che comprimono gli organi nella cavità addominale in maniera gentile, ideali Pavanamuktasana e le sue varianti, Uttanasana, Paschimottanasana, Mandukasana nella versione con il pugno sul ventre.
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Non può mancare la regina delle inversioni, Sarvangasana, la candela, che sfrutta la forza di gravità e il piegamento per ripristinare la corretta funzionalità intestinale, migliorare l'irrorazione dei tessuti e stimolare il metabolismo; un'ottima associazione è quella con Halasana, la posizione dell'aratro, che ne amplifica i benefici.

​Ultimo, non per importanza, Uddyana Bandha, che possiamo attivare in svariate posizioni nel corso della pratica, in particolare l'esecuzione di Agnisara Kriya e Nauli Kriya, esplica un vero e proprio massaggio terapeutico per l’intestino.

L'ideale, dunque, sarebbe eseguire una sequenza completa che contenga principalmente torsioni e piegamenti in avanti.
Se siamo abbastanza allenati optiamo per una pratica sostenuta, che ci aiuterà a bruciare i grassi e ad eliminare le tossine attraverso la sudorazione, altrimenti optiamo per una sequenza più pacata che focalizzi l'attenzione sull'efficacia del movimento e sul respiro, che deve essere profondo e consapevole.
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Pranayama detox, depurati con il respiro

Il pranayama è un altro valido strumento detossificante, anche la respirazione, infatti, contribuisce al processo di eliminazione delle scorie e al matenimento del livello energetico ottimale, inoltre, si esercita un benefico massaggio addominale grazie al movimento controllato del muscolo diaframmatico.

​La mattina è consigliabile praticare Kapalabhati, che ci aiuta a ritrovare energia e a purificare l’organismo, anche Bhastrika e le sue varianti in torsione è un ottimo esercizio detox energizzante, un vero e proprio tonico per corpo e mente. Un altro efficace esercizio purificante è 
Swana Pranayama o respirazione del cane, che agisce sulle vie aeree superiori e inferiori, sul fuoco digestivo e sugli organi dell’addome.
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​Praticando
Surya Bhedana, o respirazione solare, si incrementa l'energia in circolo e si attiva il fuoco gastrico, migliorando i processi digestivi e favorendo l'eliminazione delle tossine. Se invece vogliamo depurarci in maniera dolce optiamo per un pranayama calmante come Nadi shodhana, dall'effetto rilassante, perfetto anche se praticato la sera.
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Detox profondo

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Nel caso in cui si voglia procedere con una pulizia avanzata di corpo e mente, l’ayurveda ci suggerisce il Panchakarma, una serie di pratiche per purificare in profondità l’organismo con lo scopo di riequilibrare i dosha e di eliminare le sostanze tossiche in eccesso, che secondo la tradizione sono all’origine di tutte le malattie.

Pratica di yoga per depurarti e dimagrire in armonia

​Se vuoi eliminare tossine e gonfiore prova questa pratica yoga, ti aspetta una sequenza intensa di livello intermedio che ti farà sentire più leggero e in forma.
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Panchakarma - Depurarsi con l’Ayurveda

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Cos'è il Panchakarma e quando farlo

Panchakarma, significa letteralmente “cinque azioni” e consiste in una serie di pratiche per depurare l’organismo dalle tossine o ama, al fine di ripristinare vitalità e giovinezza e riequilibrare i tre dosha costitutivi. Secondo la tradizione, ama è l’origine di tutte le malattie, dal momento che le tossine intasano e appesantiscono gli organi, i quali con il perdurare dello squilibrio perdono la propria funzionalità.
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​Panchakarma si attua attraverso cinque diverse procedure terapeutiche che vanno ad eliminare ama, insieme ai dosha e ai dushya in eccesso, per cui è perfetto quando abbiamo bisogno di disintossicarci e prenderci una pausa per corpo e mente. È fondamentale effettuarlo sempre sotto la guida di un medico ayurvedico esperto, poiché le sue pratiche possono risultare pesanti su un soggetto fragile o essere addirittura controproducenti.
​
La durata complessiva del trattamento va da un minimo di due settimane fino a circa un mese e mezzo, e in base alle specificità del caso può essere somministrato in forma ridotta o semplificata. Nei prossimi paragrafi vedremo insieme in maniera più dettagliata in cosa consiste il Panchakarma.
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Puvakarma, il pretrattamento

Poichè il corpo deve essere pronto ad accogliere la terapia, si inizia con una procedura d’oliazione interna chiamata Snehapana. Si prevede l’assunzione di pasti leggeri e dosi crescenti di ghee (burro chiarificato) o di olio di sesamo, in modo da ammorbidire i tessuti e riuscire a rimuovere le tossine liposolubili. Basta immaginare il corpo come un bastoncino di legno, se è secco si spezzerà facilmente, mentre se è morbido e nutrito sarà più malleabile e resistente ai trattamenti.

Panchakarma, le cinque terapie 

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1.  Vamana (o emesi). Con questa pratica si induce nell'individuo il vomito terapeutico per ripulire lo stomaco, una pratica depurativa apparentemente un insolita che tuttavia rappresenta un’abitudine facile da osservare nel regno animale e che l’ayurveda replica attraverso l’uso di alcune preparazioni, come quelle a base di madana, una polvere ricavata dalla noce di una pianta, la Catunaregam spinosa, che viene mescolata a liquidi e cibi ed ingerita per stimolare il rigurgito.
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2.  Virechana (o purga). Si tratta di una terapia lassativa per liberare l’intestino dalle scorie tramite l'ingestione di preparati a base di piante mediche sotto forma di decotto, bevande, marmellate o polvere da mescolare nel cibo: tra le più utilizzate vi è triphala, considerata una vera e propria panacea e ricavata dalla Terminalia belerica; anche l’Ipomea turpethum e la Cassia fistula sono molto apprezzate. Altri agenti purganti sono gli oli, tra i più potenti quello ricavato dal Croton tiglium, basta spalmarlo sulla pelle per ottenere l’effetto lassativo.
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3.  Basti (o enteroclisi). Questa terapia è ritenuta tra le più popolari forme di cura e prevenzione delle malattie nel panorama ayurvedico e prevede l’uso di clisteri a base di erbe e oli medicati somministrati per via interna ed esterna al fine di depurare il corpo; l’enteroclisma non viene eseguito solo per la pulizia del colon, ma anche per numerosi altri trattamenti tra cui lavande vaginali, pulizia delle orecchie, impacchi per gli occhi e persino l'irrigazione profonda della testa.
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4.  Nasya (o medicazione nasale). Utile per purificare le vie respiratorie, per mantenere le mucose nasali sane e non solon e in genere per i disturbi che colpiscono la parte superiore del corpo e per migliorare la circolazione del prana; il trattamento viene effettuato conducendo una profonda pulizia delle cavità nasali attraverso l’uso di oli e ghee medicati oppure tramite l’inalazione e i lavaggi con polveri e liquidi medicati con estratti di piante officinali.
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5.  Rakta mohsana (o salasso). È una pratica molto tradizionale che prevede l'estrazione di sangue e liquidi, di solito si procede effettuando un prelievo di sangue tramite l'uso di specifici strumenti, effettuando incisioni e punture venose, oppure in maniera più naturale attraverso la coppettazione o l’impiego di sanguisughe. La sede del prelievo cambia in base all’eventuale patologia ed è indicato in caso di ristagni linfatici ed ematici, infezioni e alcune problematiche della pelle.

Paschatkarma, la rigenerazione finale

Al termine dei trattamenti del Panchakarma, si rivaluta lo stato di salute globale del soggetto e lo si avvia ad un periodo di dieta e routine mirate a ristabilire forza e vigore. Gli vengono somministrati i rasayana, preparati a potente effetto antiossidante che promuovono la formazione e il ringiovanimento dei tessuti. Alla fine di questo periodo la persona viene accompagnata gradualmente al ripristino di una alimentazione adeguata e al recupero delle attività quotidiane.
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Benefici del  Panchakarma

Purifica l’organismo
Riequilibra il metabolismo
Aiuta a perdere il peso in eccesso
Riequilibra l’intestino
Rallenta l’invecchiamento
Rinforza il sistema immunitario
Accresce l’energia
Riduce lo stress Rilassa il corpo e la mente
Migliora la memoria e la concentrazione

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Qual è la differenza tra Yoga e sport? ​

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Esercizio fisico, fitness o yoga

Quando si parla di Yoga tendiamo ad associarvi parole dalla spiccata valenza positiva, come salute, benessere, movimento, talvolta, però, può sorgere un po' di confusione, soprattutto osservando le evoluzioni sul tappetino dei moderni praticanti yogin, non di rado caratterizzate da posizioni assai complesse e sequenze molto dinamiche, che nelle versioni social più patinate somigliano a delle vere e proprie performance atletiche. Tuttavia lo Yoga, quello vero, si discosta enormemente dalle comuni attività ginniche per moltissimi motivi, in primis perché non si tratta di una ginnastica, bensì di una filosofia, che comprende certamente una parte dedicata al movimento, ma che non ne rappresenta l'espressione univoca. Ed è proprio l'aspetto motorio quello che genera più confusione e che, perciò, analizzeremo meglio in questo articolo.

Una peculiarità che spicca immediatamente quando partecipiamo ad una lezione di yoga sta nel fatto che il movimento viene usato per raggiungere delle particolari posizioni, dette asana, ognuna delle quali nasconde un preciso significato palese o metaforico, che può rivelare un mito della tradizione indiana, incarnare un concetto filosofico, esaltare le virtù di un guru, mimare la forma o l'atteggiamento di un animale, descrivere le qualità di una divinità, di un fenomeno naturale e persino di un oggetto. Lo yoga lavora tanto sull'intenzione quanto sull'azione: questo modo di concepire il movimento ha il vantaggio di focalizzare pienamente la nostra attenzione sull'attività che stiamo svolgendo, mentre il significato intrinseco dell'asana lavora a livello del subconscio, amplificando enormemente le potenzialità e gli effetti positivi sull'organismo della pratica.

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​Nello Yoga non c'è competizione, ma cura e consapevolezza, si fa attenzione a tutti quei particolari che ci rendono unici e ogni posizione è pensata considerando diversi livelli di difficoltà, in modo da potersi adattare alle differenti esigenze dei praticanti; pertanto gli esercizi si possono facilmente modificare in base alla condizione e all'esperienza del singolo o della classe che si ha di fronte, mentre i progressi vengono valutati a seconda del punto di partenza e dell'unicità della persona che si ha di fronte e non in base ad un modello di eccellenza da raggiungere. La conoscenza dettagliata delle caratteristiche anatomiche, l'accettazione dei propri limiti, il superamento dei blocchi fisici ed emotivi, sono parte integrante della pratica yoga, che si basa su un profondo ascolto del proprio corpo e della propria psiche, per questo rispetto a molte altre attività i progressi si rivelano più sicuri, duraturi e sono apprezzabili tanto sul piano fisico quanto sul piano del benessere psichico.
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Nello Yoga il movimento è consapevole e in strettissima connessione con il respiro, che rappresenta il suo miglior alleato, attraverso ogni inspirazione ed espirazione aumenta la connessione tra la mente e il corpo, per questo esiste un nutrito corpus di esercizi di respirazione che costituiscono le tecniche di pranayama. Durante lo svolgimento della pratica la respirazione è sempre accordata alla posizione che si sta eseguendo, in questo modo corpo e psiche si possono sintonizzare in un unico canale: respirare correttamente e in maniera consapevole mentre ci muoviamo aiuta ad approfondire il raggiungimento della posa e ad ottenere un alto livello di compenetrazione, è così che la semplice pratica fisica si eleva sino a diventare una vera e propria meditazione in movimento.
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Non dimentichiamo, infatti, che lo Yoga non è fatto solo di posizioni ma comprende un  percorso di otto passi dove l'aspetto spirituale ha un ruolo significativo. Il cuore dello Yoga è come un seme che appena trova terreno fertile germoglia per regalarci i suoi frutti, la meditazione rappresenta il concime più nutriente per questo seme, costituisce un importante momento di connessione con il proprio sé interiore e un potente stimolo per la crescita personale. Per raccogliere pienamente i benefici di questa disciplina, la pratica non dovrebbe finire sul tappetino, gli insegnamenti dello yoga dovrebbero seguirci nella nostra quotidianità e con il progredire diventare un vero e proprio stile di vita, fino ad indurre quel cambiamento di cui tanto si parla che genera benessere e stabilità sia a livello fisico che mentale.​
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Differenza tra elasticità muscolare e mobilità articolare


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Pranayama, il respiro che collega la mente e il corpo

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Come essere felici con lo yoga: la ricetta della felicità

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La ricetta della felicità

Non sarebbe bello avere una ricetta infallibile che ci dica come ottenere la felicità? Abbiamo già visto nell'articolo sul perché non siamo felici che, oltre a combattere contro le avversità della vita, dobbiamo fare i conti soprattutto con la parte del nostro carattere scritta nei geni. Per fortuna, possiamo ancora agire sulla restante porzione di felicità, quella determinata dallo stile di vita, cioè da tutte quelle azioni che costituiscono il nostro vivere quotidiano e in questo articolo vedremo come.

Nel corso degli anni accumuliamo una serie di cattive abitudini che si radicano fino a cementificarsi intorno alla nostra personalità, asfissiandola, e più passa il tempo più diventa difficile sradicarle. Per cambiare le cose è necessario introdurre delle abitudini positive che vadano a correggere o sostituire quelle che ci impediscono di trascorrere la nostra esistenza al meglio delle possibilità.

​E allora ecco una ricetta che ci viene in soccorso, è fatta di ingredienti semplici e sani. Occorre, però, mettere un pizzico di impegno e molta costanza, poiché senza una reale volontà di cambiare non andremo da nessuna parte. Qui sotto la ricetta, nei paragrafi successivi 
spiegheremo perché risulta tanto efficace.

Felicità = Consapevolezza + Attività fisica + Alimentazione sana

​​​Come vedete questi ingredienti sono facili da reperire e lo Yoga sarà l'alleato perfetto per metterli tutti insieme nella pentola: se, infatti, li introduciamo ogni giorno nella nostra "tavola" ci aiuteranno ad aumentare considerevolmente la nostra quota di benessere e a vivere in maniera più soddisfacente. Vediamo il perché.
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Come essere felici con lo yoga

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Il primo ingrediente è la consapevolezza e uno dei modi migliori per svilupparla è la meditazione. Meditare, infatti, induce a guardare in profondità, a capire meglio noi stessi, quindi ad accettarci. In fondo, se non stiamo bene con noi stessi, diventa davvero difficile capire il mondo e trovarsi a proprio agio con gli altri. Minimalismo: meditare spinge ad andare all'essenza delle cose, a vivere il momento presente senza troppi orpelli  e a premere il pulsante di reset per potersi rinnovare. Inoltre, la meditazione aiuta a rafforzare il pensiero positivo e a sfilacciare le redini delle cattive abitudini, favorendo la comprensione di noi stessi e dei meccanismi che tarpano le ali alla nostra felicità. 
Passiamo al secondo ingrediente, l'attività fisica. Tenersi in allenamento è fondamentale e possiamo farlo in molti modi, la pratica degli asana è uno dei migliori: muoversi in abbinamento ad una corretta respirazione farà salire vertiginosamente il montepremi della felicità. Il movimento, infatti, migliora la funzionalità dell'organismo e stimola la produzione ormonale, mentre il pranayama aiuta a migliorare le prestazioni e nutrire i tessuti. Muoversi all'aria aperta è ancor più benefico, poiché incentiva la produzione di vitamina D e di ormoni del benessere, in particolare di endorfine e dopamina, e se ci muoviamo in compagnia, faremo anche il pieno di ossitocina e serotonina. Alla fine le nostre difese immunitarie saranno più forti e il nostro umore salirà alle stelle. 
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"Mens sana in corpore sano" dicevano gli antichi, e non c'è nulla di più vero, stiamo parlando del terzo ingrediente, l'alimentazione, ovvero ciò che introduciamo giornalmente nel nostro corpo. Un corpo mal nutrito si ammala facilmente: il cibo rappresenta il nostro carburante, una delle nostre primarie fonti di energia, per questo è essenziale scegliere con cura gli alimenti che introduciamo nel nostro organismo. Pensiamo a cosa accadrebbe se in un automobile mettessimo sabbia al posto del giusto propellente! L'apparato intestinale, inoltre, è ricco di cellule nervose, non per nulla è definito il secondo cervello, se versa in cattivo stato, influenzerà negativamente anche la nostra psiche. 
Lo Yoga ci esorta all'equilibrio e alla moderazione anche in abito alimentare, invitandoci a onorare ahimsa, il principio della non-violenza, per questo predilige un'alimentazione a basso indice di sofferenza, come nel caso delle diete plant based, ricche di frutta, verdura, vitamine e nutrienti e cruelty free. Questo regime alimentare se seguito correttamente è tra i più sani, tiene in forma il microbiota intestinale e contribuisce, perciò, a mantenerci forti, in salute e più felici.​​​​​
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Ecco svelato come questi tre elementi possono esserci utili ad aumentare la nostra percezione di felicità, è facile intuire che l'equazione di sopra si potrebbe semplificare con la formula:

Felicità = Consapevolezza + Attività fisica + Alimentazione sana
Felicità = Meditazione + Asana + Dieta veg
Felicità = Yoga


Questa, però, non è una formula magica, ma è, appunto, più simile a una formula matematica o ad una ricetta, pertanto va eseguita scrupolosamente affinché funzioni. Occorre, infatti, preventivare che solo dopo un certo periodo di tempo si inizieranno a vedere gli effetti positivi, per questo bisogna seguirla ogni giorno, la costanza è l'elemento più determinante per avere risultati stabili e duraturi.In definitiva, cucinare questa zuppa ci fa riscoprire la semplicità e, a prescindere dal metodo di cottura, che sia attraverso la fiamma dello yoga o in un altro modo a noi più congeniale, seguire queste indicazioni ci aiuterà a trascorrere al meglio la nostra esistenza. 

​Essere felici, dunque, non dipende da forze superiori, la felicità è una scelta, un atto di volontà che si compie ogni giorno
. Non smettere mai di cercare la tua felicità, ricorda che il viaggio può essere bello almeno quanto la mèta e che una buona ricetta parte sempre dalla scelta dei suoi ingredienti.


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Buona ricerca!
Image by ​ wuestenigel,polipao


Il più bello dei mari
è quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti.
E quello
che vorrei dirti di più bello
non te l’ho ancora detto.

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Nazim Hikmet


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Fatica cronica, come ricaricarsi con lo yoga

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Quando la stanchezza diventa un problema

La sensazione di  fatica cronica  è una condizione molto comune ai nostri giorni, i cambi di stagione, alcune malattie o semplicemente la vita frenetica e piena di stimoli che conduciamo, possono sottoporre il nostro corpo e la nostra psiche ad un eccessivo carico di stress, così capita che l'organismo non abbia il tempo o le risorse per riprendersi e ricaricarsi. Ne consegue una mancanza generale di energia che si può ripercuotere pesantemente persino sulle più banali azioni quotidiane. ​

È bene non sottovalutare mai una stanchezza non fisiologica e non proporzionale all'attività che stiamo svolgendo, soprattutto se si protrae nel tempo, perché potrebbe essere il campanello di allarme di alcune condizioni patologiche, come le malattie metaboliche (ad esempio il diabete e i problemi della tiroide), carenze nutrizionali e vitaminiche, ma anche disturbi dell'umore e malattie neurologiche. In ogni caso, che sia l'arrivo della nuova stagione, il risultato di ritmi troppo serrati, il sintomo di uno scompenso, di una sindrome o di una patologia, è sempre utile prendersi cura di se stessi con una bella pausa per ricaricare le batterie.
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I sintomi della fatica cronica

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La fatica cronica di solito si manifesta con sintomi che possono concentrarsi in un preciso momento della giornata o distribuirsi durante tutto l'arco delle 24 ore, e comprendono mancanza di energia, malessere generalizzato, debolezza motoria, sonno poco ristoratore o disturbato, difficoltà nel risveglio, nervosismo, minore capacità nel mantenere l’attenzione. Questa sintomatologia può essere tanto invalidante da ridurre il livello delle attività quotidiane e influenzare negativamente l’occupazione, la socializzazione e in genere la qualità della vita.
Images by ​wuestenigel, shixart1985

Imparare a dosare le energie e a ricaricarci con lo yoga

La pratica dello yoga può essere di grande aiuto per imparare a preservare e gestire al meglio le energie, e allo stesso tempo per ritrovare le forze per procedere con più carica, ottimismo e serenità, sia nel caso si tratti di stanchezza cronica che di una fase passeggera di affaticamento dovuta ad un momentaneo calo delle energie.

Per quanto riguarda gli asana, i più indicati sono quelli rilassanti e radicanti. Una pratica dello yoga moderata e costante migliora il sistema cardiovascolare, l'efficenza metabolica e la qualità del sonno con il risultato di diminuire la fatigue percepita al risveglio e durante le attività. È consigliabile praticare uno stile di yoga soft o riposante, perfetti sono il Gentle yoga, il Restorative yoga e la pratica di Slow flow leggero (alla fine del post scoprirai gli asana anti fatica). Lo Yoga ci insegna, inoltre, che assieme al movimento è fondamentale seguire una dieta pulita e bilanciata, ricca di frutta e verdura di stagione, in grado di fornirci il giusto apporto di vitamine e nutrienti per sostenerci al meglio durante le nostre attività giornaliere.

​La meditazione, in particolare la mindfulness, la tecnica di body scan e la meditazione focalizzata contribuiscono all’aumento della consapevolezza e ad una percezione di ritrovata vitalità psicofisica. Nel caso sia presente una patologia che provoca affaticamento, oltre a quello fisiologico dovuto alla malattia, la continua concentrazione del malato sui problemi fisici e sulle ansie passate e future, lo stress e la frustrazione producono un ulteriore dispendio di energia mentale. Imparare a focalizzare la propria consapevolezza sul momento presente promuove l’accettazione dei propri pensieri, emozioni e sensazioni corporee in maniera non giudicante, riducendo sensibilmente il l'overthinking e quindi l’affaticamento.

Anche il pranayama ci può venire in soccorso, se non siamo in presenza di ansia, una leggera Kapalabati e/o una Bastrika praticati al mattino producono una sensazione di maggior energia, contribuendo ad alleviare la stanchezza. La sera, invece, Nadi Sodhana è la respirazione più adeguata per armonizzare e riequilibrare le energie scomposte durante il giorno.

Posizioni yoga per combattere la stanchezza

Nelle immagini a seguire troverete alcune posizioni yoga defaticanti e rivitalizzanti, che permettono al nostro corpo di rilassarsi o che ci aiutano a ritrovare l'energia. Si tratta di asana semplici con il relativo adattamento yoga chair per essere praticate anche in sedia o sedia a rotelle. Per aumentare l'efficacia può essere utile abbinare gli asana defaticanti alle respirazioni calmanti e quelli per ricaricarci ai pranayama energizzanti.​
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* Viparita Karani può essere effettuata anche in maniera passiva per un maggior relax, in questo caso la posizione risulta adatta alla pratica dei soggetti con ridotta mobilità. Si parte da sdraiati vicino ad una parete, anche un letto sufficientemente rigido va bene, si inserisce il supporto (ad esempio un bolster cilindrico) a livello del sacro e si procede al sollevamento delle gambe che rimarranno poggiate sulla parete o sostenute da un partner. Restare qualche minuto nella posizione rilassando tutti i muscoli e respirando in maniera lenta e profonda.
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Progetto Yoga Caffè, una pausa di benessere

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YogaCaffè nasce dalla collaborazione tra alcune insegnanti di Yoga provenienti da diverse parti d'Italia, con due grandi passioni, lo Yoga e il caffè, assaporati in tutte le loro magnifiche declinazioni. L'idea è germogliata durante il periodo della pandemia, con la mission di dare a tutti la possibilità praticare yoga anche a casa e di regalare una pausa di benessere durante le mille attività della vita moderna.

Nella nostra epoca, infatti, il tempo è il bene più prezioso: responsabilità, lavoro, studio, casa, figli, impegnano la maggior parte della nostra giornata e diventa davvero difficile trovare del tempo per noi stessi. Lo yoga e il caffè costituiscono entrambi un momento di ristoro, rappresentano una pausa di relax, un momento di condivisione e una ricarica d'energia all'interno della nostra giornata. 

L'unione di questi due elementi, ha dato origine al nome e al canale su YouTube, dove sarà possibile gustare tanti fantastici YogaCaffè, sempre accompagnati dalle note uniche dello stile e della personalità di ogni insegnante, diverse come varianti del caffè... Ce n'è per tutti i gusti! Curiosi di sapere di più?

Le lezioni sono concepite per rappresentare una piccola 'pausa' di benessere da poter fare in qualunque momento, proprio per questo i video del canale sono per lo più brevi, circa la durata di una pausa caffè, e contengono pratiche fruibili e fresche, che potrai fare da solo oppure in compagnia degli amici, dei colleghi e familiari.

Sarà facile e divertente introdurre nuove abitudini positive. Non è semplice, infatti, essere costanti quando si tratta di seguire pratiche lunghe e impegnative, per questo Yogacaffè ti aiuterà a instaurare nella tua vita delle piccole routine quotidiane a base di yoga, facili da inserire anche i quelle giornate con poco di tempo da dedicare a noi stessi, affiancandole quando vuoi e/o puoi a classi più lunghe. , .

All'interno del canale YouTube troverai non solo pratiche di asana, ma anche meditazione, pranayama, automassaggi e tanto altro. Puoi esplorare le playlist a tema, composte ognuna da 7 brevi pause caffè, ovvero 7 mini lezioni, da poter svolgere durante tutta la settimana dove e quando vorrai.
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Non rinunciare più al tuo appuntamento quotidiano con lo Yoga, al tuo piccolo tuffo nel qui ed ora, cosa aspetti? Prenditi subito la tua pausa di benessere con YogaCaffè!
YogaCaffè Channel​
YogaCaffè​ with Rosa 
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Yoga = Veg? Yoga e dieta vegetariana e vegana

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Se faccio yoga devo essere vegetariano?

Molti di noi quando iniziano a fare yoga si pongono la domanda: bisogna essere vegetariani per praticare yoga? La risposta è no, come diciamo spesso lo yoga è per tutti. Tutti, ma proprio tutti, sono accolti nel grande abbraccio dello yoga, a prescindere dalla dieta del praticante che sia omnivora, pescatariana, vegetariana, vegana etc. Occorre ricordare, però, che lo Yoga sia per motivi ideologici che logistici manifesta delle preferenze verso un tipo di alimentazione che risulti quanto più possibile affine alla sua filosofia di base. 
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Il punto di vista dello Yoga

Lo Yoga ha avuto origine molti secoli fa in India, un paese che ha un'antica tradizione vegetariana dovuta a ragioni culturali e religiose. Inoltre, questa disciplina promuove il benessere fisico e psichico, spingendo rispettare il proprio corpo in armonia con l'ambiente: seguire una dieta ricca di vegetali e povera di prodotti e derivati animali, sembra essere quella più salutare per l'essere umano, in accordo con il parere della scienza moderna. Secondo molti saggi dello Yoga, cibarsi di soli alimenti vegetali regala una maggiore lucidità della mente, che diventa più performante, resiliente e poco aggressiva, in poche parole più smart!

Nel momento in cui questa splendida filosofia annovera tra i principi cardine la non-violenza 
(aimsha) nei confronti degli uomini e di tutti gli altri abitanti del pianeta, indica la strada maestra da seguire anche in ambito alimentare, quella cioè che reputa più corretta a livello organico ed etico. Questa strada è facilmente individuabile nei regimi dietetici plant based, come quello vegetariano e vegano, che generano un minore livello di sofferenza negli esseri viventi e hanno un miglior impatto sull'ecosistema e sulla salute rispetto ad altri tipi di alimentazione.

Ma è sicuro fare attività fisica o sport seguendo un regime plant based? 

La risposta è sì, un regime alimentare privo di prodotti animali è sicuro, addirittura preferibile, a patto che la propria sia una dieta bilanciata, frutto di un'adeguata preparazione sull'argomento. In modo particolare, se siamo ancora agli inizi, sarebbe ottimale affidarsi alle indicazioni di un medico nutrizionista specializzato in alimentazione vegetale, che saprà indirizzaci verso un corretto apporto proteico e dei nutrienti essenziali.

L'alimentazione veg, dunque, non preclude in alcun modo le performance fisiche e muscolari, in più regala un corpo sano e flessibile, basti pensare ai sempre più numerosi esempi dello sport contemporaneo e ai moltissimi 
yogin che praticano stili piuttosto impegnativi come il Vinyasa o l'Ashtanga Yoga, dove è abbastanza consueto eseguire asana avanzate, intraprendere sequenze complesse e ad alta intensità di movimento .

Quindi, premesso che non esistono dogmi alimentari nello Yoga e che potrai tranquillamente continuare 
mangiare ciò che preferisci, il mio consiglio è quello di informarti adeguatamente su ciò che porti a tavola, magari provando una dieta plant based, per introdurre nella tua quotidianità i benefici di un'alimentazione più sana, etica e consapevole.
Image by spurekar

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    ​Rosa Beltrami

    Founder di Wonderflow Yoga, ha una laurea in comunicazione visiva, ama follemente il suo pianeta e, ovviamente, lo Yoga!

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