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Che cos’è il doloreIl dolore non si può classificare come una semplice una sensazione spiacevole percepita dal nostro corpo, ma deve essere inteso come un’esperienza che coinvolge la sfera sensoriale, cognitiva ed emotiva, la cui durata può variare nel tempo determinando fenomeni acuti o cronici. La modulazione del dolore avviene mediante la liberazione di neurotrasmettitori, in particolare oppioidi endogeni, che vengono prodotti in misura diversa da ognuno di noi determinando la nostra personale “soglia del dolore”. Il dolore può essere prodotto da fenomeni esterni o interni, come malattie e traumi, tra le più comuni cause di sofferenza vi sono varie forme di mialgia, il mal di schiena, l'emicrania, dolore addominale, dell'anca e del ginocchio, il dolore neuropatico e quello oncologico; in base alla gravità e alla durata con cui si manifesta può essere considerato esso stesso come una malattia, producendo degli effetti negativi sul corpo e sulla psiche, come alterazioni dell’umore, atteggiamenti posturali sbagliati, alterazioni delle funzioni vitali, peggiorando la qualità di vita della persona. Il dolore acuto e quello cronicoMentre all’insorgenza del dolore acuto partecipa una singola e precisa causa, per lo più una risposta ad un danno tissutale o ad uno stimolo che può mettere in pericolo l’organismo, che si risolve con la guarigione dei tessuti o l’allontanamento della causa scatenante, nel caso del dolore cronico possono partecipare diversi fattori a volte poco chiari, che non si risolvono nel breve termine. Il dolore cronico è definito come un dolore che dura oltre il normale tempo di guarigione dei tessuti, generalmente considerato di 12 settimane, il suo instaurarsi contribuisce a disabilità, ansia, depressione, disturbi del sonno, scarsa qualità della vita e costi sanitari. Il dolore cronico ha una prevalenza in Italia del 21% ed è uno dei problemi di salute più diffusi nel mondo, si stima ne sia colpito dal 5,5% al 33% della popolazione adulta mondiale con milioni di persone affette da condizioni come mal di schiena, mal di testa, artrite, fibromialgia e malattie neurologiche. Inoltre, quando il dolore si cronicizza, si osservano cambiamenti strutturali in più regioni del cervello coinvolte negli aspetti emotivi e attentivi, che possono portare a una ridotta capacità della sua regolazione. Il dolore stesso altera i circuiti cerebrali, compreso quello relativo al dolore endogeno, suggerendo che diventerà sempre più difficile controllarlo man mano che si cronicizza, per questo agire tempestivamente può portare ad una migliore gestione del problema. Capire i meccanismi che regolano il dolore per arginarliIl processo doloroso di solito inizia a partire dallo stimolo doloroso, che viene percepito dai nocicettori, dei veri e propri sensori che trasmettono ai nervi il segnale rilevato; questi a loro volta lo fanno arrivare al midollo spinale, dove risale sino al sistema nervoso centrale, che decodifica il dolore e ne modula la risposta. Una volta completata l’analisi, infatti, il cervello si occupa di attivare la reazione emotiva (ad esempio la paura) quindi, quella periferica, quando cioè, l’impulso nervoso prende la via discendente verso i muscoli per attivare la risposta motoria (ad esempio allontanarsi dalla causa del dolore) e verso il sistema respiratorio e cardiocircolatorio, che modificano il loro andamento. L’origine del dolore, però, non sempre ha una genesi esclusivamente nocicettiva, ma può anche essere di natura neuropatica, nel caso vi sia un interessamento del sistema nervoso centrale e/o periferico, psichica, se provocato da cause mentali ed emotive, e mista quando alla sua insorgenza concorrono due o più fattori. Dolore ed emozioniL’esperienza del dolore può essere profondamente influenzata dallo stato emotivo e dalla direzione dell’attenzione, infatti, alcune regioni del cervello in cui si elabora il dolore sono anche imputate nei processi emotivi e attentivi. La risposta emotiva del dolore sembra essere controllata dalla sostanza grigia periacqueduttale, che è il centro di controllo primario per la modulazione discendente del dolore e per la produzione di alcuni ormoni che influenzano il nostro stato psicofisico, quali la noradrenalina e la serotonina. È così che l’esperienza del dolore può variare a seconda dell’emozione che stiamo vivendo. È noto che l’empatia per la sofferenza di un altra persona può condizionare la sensazione dolorosa individuale, ciò avviene sotto l’influenza dell’insula, la zona del cervello dove immaginiamo e prevediamo il dolore, per questo focalizzare l’attenzione può ridurre la sofferenza distraendo dalla percezione dello stimolo doloroso. Inoltre, creare un’aspettativa di sollievo è in grado di attivare i circuiti oppioidergici endogeni discendenti, generando un effetto analgesico. Grazie a questi meccanismi, interventi non farmacologici come lo yoga e la meditazione possono rivelarsi efficaci. Trattamento del doloreIl dolore cronico viene spesso trattato con terapie farmacologiche che nel lungo termine possono provocare effetti poco piacevoli, tra i farmaci più utilizzati nella terapia del dolore troviamo gli antinfiammatori non steroidei (FANS), il paracetamolo, gli analgesici adiuvanti e gli oppiacei, che presentano diverse controindicazioni e gli ultimi in particolare inducono facilmente la dipendenza. Per fortuna esistono diverse alternative di trattamento non farmacologico che possono affiancare, in alcuni casi sostituire, le cure tradizionali e aiutare a gestire il dolore cronico. Le terapie mente-corpo sono quelle più efficaci, tra cui figurano lo yoga, la meditazione e la terapia cognitivo comportamentale. Gli interventi basati sulla consapevolezza riducono la percezione del dolore, aumentano la mobilità, migliorano il funzionamento dell’organismo e il benessere. Integrando tale metodologia con le terapie convenzionali, con la creazione un piano di gestione del dolore multidisciplinare, i medici possono migliorare i risultati del trattamento e potenzialmente ridurre l’utilizzo dei farmaci correlati al dolore.
Per molti anni, il trattamento per il dolore cronico raccomandava il riposo, tuttavia, in seguito è emerso che l’esercizio fisico moderato e costante può ridurre la gravità del problema e indurre un miglioramento generale della salute, per questo oggi l’attività fisica è sempre più raccomandata nella gestione del dolore cronico.
Le tecniche meditative praticate con regolarità ci allenano ad un maggior controllo sul sistema sensoriale, permettendoci di scegliere su cosa focalizzare l’attenzione, con il risultato che tutto ciò che ci è sgradevole ai sensi può essere escluso o comunque attenuato. Le più indicate sono la meditazione Yoga Nidra, Mindfulness, Body scan. Possono essere utili anche la meditazione focalizzata sul respiro e il Pranava Pranayama. Posizioni yoga contro il doloreNelle immagini a seguire troverete alcune posizioni yoga che ci aiutano ad alleviare e gestire meglio il dolore. Si tratta di asana semplici, con il relativo adattamento yoga chair per essere praticate anche in sedia / sedia a rotelle. Si raccomanda di eseguire le posizioni solo se il dolore non rappresenta un'emergenza medica e non tende ad aumentare durante l'ingresso nella posa. Asana per il dolore acuto e cronicoQui sotto alcuni asana utili ad attenuare la sofferenza, adatti in caso di dolore sia acuto che cronico. Le posizioni fetali e di concentrazione, associate ad una giusta respirazione ci aiutano a distrarci dai sintomi dolorosi, ad allentare le tensioni e a rilassarci. Asana adatti nella gestione del dolore cronicoSono delle posizioni che ci aiutano nella gestione a lungo termine del dolore cronico. Possiamo notare delle aperture gentili che aiutano a ristabilire la corretta postura del corpo, che a causa della sintomatologia dolorosa si modifica in maniera irregolare: quando proviamo dolore, infatti, tendiamo a restare contratti e ad assumere un atteggiamento di chiusura del corpo. Images by wuestenigel, wuestenigel, wuestenigel, wuestenigel, shixart1985, shixart1985,,shixart1985, homegets.com, uwenna, shixart1985, ,shixart1985 Leggi anche I commenti sono chiusi.
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