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La danza cosmicaGli scienziati hanno osservato il riproporsi di un medesimo andamento in tutto il conosciuto, un movimento che viene attribuito alla natura intrinseca del cosmo, tanto che Albert Einstein ha dichiarato “Esseri umani, vegetali o polvere cosmica, tutti danziamo al ritmo di una musica misteriosa, suonata in lontananza da un pifferaio invisibile”. Le concezioni dell’universo, dell’energia e della materia appartenenti alla filosofia Yoga e all'Induismo si sono rivelate delle straordinarie intuizioni che presentano sorprendenti similitudini con le indagini del sapere moderno. La scienza ha scoperto solo nel XX secolo ciò che la saggezza orientale affermava da centinaia di anni: la massa non è altro che una forma di energia. Le particelle stesse, infatti, sono dei pacchetti energetici interagenti di natura dinamica, e questo dinamismo è riscontrabile tanto nel campo del microscopico, quanto a livello macroscopico. Shiva il danzatore Il perpetuo moto universale, la legge di conservazione dell’energia, la continua trasformazione della materia, il decadimento radioattivo, il dualismo onda-particella, materia e antimateria, sono tutti concetti perfettamente rappresentati dall’immagine Śiva (Shiva) nella sua veste di Nataraja, tanto che al CERN, cuore degli studi della fisica delle particelle, si trova una statua dedicata alla divinità, la cui targa riporta le parole dello storico dell’arte Ananda Coomaraswamy “È la più chiara immagine dell’attività di Dio che qualsiasi arte o religione possano mai vantare”. Il fisico Fritjof Capra ha scorto nella danza di Shiva una metafora dell’andamento universale affermando che “il ritmo di creazione e distruzione si manifesta non solo nell’avvicendarsi delle stagioni e nella nascita e morte di tutte le creature viventi, ma costituisce anche l’essenza stessa della materia inorganica” continua “Per i fisici moderni, quindi, la danza di Śiva è la danza della materia subatomica. Come nella mitologia indù, essa è una danza incessante di creazione e distruzione che coinvolge l’intero cosmo; è la base di tutta l’esistenza e di tutti i fenomeni naturali. Centinaia di anni or sono, gli artisti indiani crearono immagini visive della danza di Śiva in una meravigliosa serie di sculture in bronzo. Ai giorni nostri, i fisici hanno usato la tecnologia più avanzata per ritrarre le forme della danza cosmica. Le fotografie delle particelle interagenti ottenute con la camera a bolle, che testimoniano il continuo ritmo di creazione e distruzione dell’universo, sono immagini visive della danza di Śiva che eguagliano quelle degli artisti indiani in bellezza e in profondità di significato. La metafora della danza cosmica unifica quindi l’antica mitologia, l’arte religiosa, e la fisica moderna”. Oriente e Occidente, dialogo tra filosofia e scienzaPer capire appieno il pensiero Orientale bisogna ricordare che esso è pervaso dal monismo e non ritiene la scienza uno studio superiore o separato dal resto del sapere. In Oriente la scienza è considerata una parte di un sistema sapienziale molto ampio in cui la ricerca spirituale è il cuore dell’indagine umana, privilegiando una visione d’insieme aperta e organica. Il noto scienziato statunitense David Bohm, in un certo qual modo predilige anch’egli un’ottica ampia ma unitaria, intraprende un discorso molto interessante sull’ordine universale in cui distingue un ordine esplicito, che è quello che percepiamo tramite il nostro cervello, cioè quello misurabile attraverso le leggi della fisica sin ora formulate, e un ordine implicito, che invece non siamo in grado di percepire, dal momento che ci troviamo all’interno del sistema da osservare, poiché ne facciamo parte. Figurando l’ordine implicito simile ad un ologramma in movimento, Bohm descriveva l’universo come un Olomovimento. image by Velachery Balu La scienza si è spinta sempre più verso l’analisi infinitesimale delle particelle, senza però trovare il termine di questo processo se non per l’incapacità tecnica di procedere oltre, Bohm, invece, è più interessato a descrivere la realtà come un tutto indiviso, un universo organico, dove non c’è spazio per la casualità dei fenomeni, ma dove tutto è sorretto da un’ordine cosmico implicito. Noi pertanto tentiamo di trarre le leggi fisiche come se guardassimo i fenomeni dal di fuori del sistema che stiamo osservando, mentre in realtà continuiamo ad essere sempre all’interno dello stesso sistema, da qui l’impossibilità della scienza ad oggi di misurare e comprendere appieno l’effettiva realtà universale. Una questione di punti di vista, di osservatore e oggetto osservato, che ha aperto un ricchissimo dibattito tra scienza e filosofia. A tal proposito è interessante il confronto tra Bohm e Krishnamurti sul tempo e sul destino dell’umanità, ma ne parleremo in un altro articolo. Leggi anche I commenti sono chiusi.
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