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Definiamo la flessibilitàLa flessibilità rappresenta la capacità di compiere un movimento con la massima escursione possibile senza provare dolore. Bisogna però fare un distinguo tra la flessibilità intesa in maniera generica come la qualità e l’ampiezza motoria che un individuo è in grado di raggiungere e quella relativa alle diverse parti anatomiche che entrano in gioco durante il movimento. Differenza tra elasticità muscolare e mobilità articolareSpesso si fa confusione tra elasticità muscolare e mobilità articolare, due parametri fondamentali per determinare la flessibilità complessiva di un individuo e che presentano caratteristiche peculiari, importanti da conoscere per poter ottenere risultati migliori ed evitare infortuni. Facciamo dunque un po’ di chiarezza:
Aumentare la flessibilità: rischi e beneficiÈ facile comprendere che mentre è possibile intervenire in maniera fattiva e sicura per incrementare l’elasticità muscolare farlo sulla mobilità articolare risulta assai più difficile e controverso, in quanto quest'ultima subisce i limiti dell’anatomia e della storia clinica del soggetto. Nell’arco della vita di un individuo possono certamente avvenire cambiamenti della flessibilità: l'elasticità muta in base al momento e all'esercizio, mentre la mobilità in genere si evolve a causa di una malattia o di infortuni, ma anche per via di allenamenti intensivi e mirati che provocano micro traumi ripetuti, tuttavia questo tipo di modificazioni, soprattutto in età adulta quando il corpo diviene meno plastico, possono danneggiare irrimediabilmente l’organismo e accelerare in maniera significativa la degenerazione delle strutture articolari e dei tessuti che le compongono. Un eccesso di flessibilità, infatti, è da considerare dannoso al pari se non più di una sua carenza: quando andiamo ad agire sui legamenti e sui tendini in maniera intensiva e sconsiderata rischiamo di generare una lassità dei tessuti, che può cagionare una pericolosa instabilità articolare, aumentando il rischio di lesioni, infortuni e condizioni dolorose acute e croniche. Una buona flessibilità, invece, aiuta a mantenere una postura corretta, migliora l’equilibrio e le capacità motorie, favorisce la circolazione sanguigna e linfatica mentre riduce la tensione delle fibre, prevedendo l'insorgere di crampi e dolori. Essere flessibili, inoltre, migliora le prestazioni atletiche e previene gli infortuni, aiutando ad assorbire gli urti e a resistere ai movimenti più ampi e improvvisi. Allungarsi correttamente contribuisce a migliorare la propriocezione e la concentrazione, aiuta anche rilasciare endorfine, migliorando l’umore, riducendo i livelli d’ansia e regalandoci una piacevole sensazione di benessere e distensione mentale, che concilia la calma e il riposo notturno. Su cosa agire per migliorare la flessibilità?Per migliorare la flessibilità complessiva, dunque, occorre agire essenzialmente sui muscoli e solo in maniera più blanda sul tessuto connettivo tramite pratiche che prevedano strategie multiple di allungamento, contestualmente ad un allenamento mirato a incrementare e preservare la forza; in questo modo sarà possibile ampliare il proprio range di movimento e raggiungere ottimi risultati in maniera sicura. Lo yoga è una disciplina adatta a tale scopo, in quanto trova il giusto compromesso tra forza e flessibilità. Se aumentare la mobilità di base di cui madre natura ci ha dotato alla nascita è un lavoro complesso e rischioso, al contrario cercare di mantenere una flessibilità simile a quella che avevamo in giovane età è possibile, prendendoci cura delle nostre articolazioni attraverso una dieta sana e un adeguato esercizio fisico. Conservare a lungo un corpo sano e flessibile o anche solo recuperare parzialmente un range di movimento perduto a causa del tempo che passa o di una malattia rappresentano dei grandi risultati che miglioreranno sensibilmente la mobilità e la qualità della nostra vita. Leggi anche I commenti sono chiusi.
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