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Geometrie cosmicheIl Mandala è un'affascinante struttura di forma circolare, composta da figure geometriche, spesso coloratissime, dal forte valore simbolico. La parola, di derivazione sanscrita, ha origini dibattute, generalmente si riconduce al significato di “cerchio”, ma in un’altra possibile etimologia vuol dire “raccogliere l’essenza”, mentre nell’area tibetana e nel Buddismo viene intesa nella sua accezione di “centro”. Il Mandala è un’immagine ricorrente nella simbologia dell’Oriente, dove in base al luogo assume differenti nomi e si lega a diversi rituali, rimanendo, tuttavia, sempre fedele al suo significato originario. Il Mandala esprime una rappresentazione stilizzata dell’universo: le matrici concentriche, che si succedono aprendosi a corolla, ricalcano le geometrie e il dinamismo cosmico con i suoi processi di trasformazione e il passaggio tra le varie dimensioni della coscienza, l’annichilamento e la rinascita. Esso è espressione dell’immensamente grande e nel contempo dell’infinitamente piccolo, tanto che nella sua struttura, frammentata ma unitaria, è riconoscibile un rimando al microcosmo, alle particelle costitutive e agli atomi. Mandala e ritualiOggetto di numerosi rituali, il mandala, rappresenta uno spazio sacro teofanico, luogo della comunicazione tra cielo e terra, tra umano e divino. Per lo yogin il mandala diviene un vero e proprio strumento di meditazione, yantra e diagrammi mistici sono un mezzo per raggiungere la profondità enstatica. Visualizzare o contemplare queste geometrie favorisce l'ingresso nello stato meditativo, la struttura concentrica, infatti, aiuta la concentrazione, l’accentramento e porta all’interiorizzazione dei suoi simbolismi di vita e di morte. Anche la forma mandalica dei chakra è perfetta per meditare e dà il via ad un’ulteriore riflessione sul corpo fisico e sottile.
Nel rituale tantrico d’iniziazione si succedono diverse cinture concentriche da percorrere, a partire da un fuoco esterno, che fa da barriera e brucia l’ignoranza, si attraversano le fasce dei cimiteri e delle divinità terrificanti, sino ad arrivare al centro, dove vi sono le immagini benefiche degli dei. Questa struttura labirintica richiama l’aldilà, il discepolo che vi penetra discende agli inferi per poi risorgere al centro, all'interno supera delle prove, è protetto, idealmente vi muore, abbandonando la sua vecchia vita, per rinascere ed essere iniziato ad un nuovo cammino spirituale. Questo abbandono metaforico esprime magnificamente il concetto di Vairāgya, il non attaccamento. A tal proposito è mirabile la spettacolare Dul-tson-kyil-khor, cerimonia Buddista della costruzione dei mandala, dove i monaci, a partire da alcuni modelli simbolici, ricreano spettacolari geometrie su delle piattaforme lignee consacrate, dove è impresso il disegno preparatorio di base. Cospargendo finissime sabbie colorate sulla superficie del piano con l’ausilio delle chak-pur, le caratteristiche cannucce dorate, realizzano granello dopo grenello il mandala. L’operazione, che dura diversi giorni, richiede concentrazione, pazienza e dedizione assoluta.
Alla fine il monaco distrugge il bel frutto del suo impegno per imparare a lasciar andare le cose della vita, le sabbie poi vengono in parte distribuite ai presenti e in parte liberate in fiumi e ruscelli in segno di benedizione. Ore e ore di intenso e minuzioso lavoro terminano con la distruzione dell’opera a simboleggiare la caducità di tutte le cose del mondo. Image by S C Hargis Photography Leggi anche I commenti sono chiusi.
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