Access Octomono Masonry Settings
Asteya nello YogaAsteya rappresenta il terzo Yama, i principi morali che stanno alla base dello Yoga, si traduce come non rubare e, nel suo significato più ampio, esprime il concetto di non appropriazione sia di beni materiali che immateriali. La filosofia Yoga insegna che l'uomo ha già dentro se stesso tutto ciò di cui ha bisogno e che dovrebbe vivere in equilibrio e armonia con ciò che lo circonda, per questo asteya va applicato sia nei confronti dei singoli individui che della società e della natura, adottando questo principio, un individuo non solo si astiene dal rubare, ma promuove e rispetta anche la libertà altrui. Praticare asteya ci permette di essere grati, di restituire il debito che contraiamo con il mondo esterno con l'impegno e le azioni quotidiane, aiuta a moderare l’ego, a riconoscere il valore delle cose e delle persone, insegna il rispetto per il prossimo e per l’ambiente, mostra che non è mai l'accumulo di oggetti a darci una soddisfazione duratura, ma che la vera ricchezza risiede nelle cose più semplici e pure. Asteya è più del non rubare, è uno stile di vita che incoraggia l’empatia, il rispetto e la fiducia nelle relazioni con gli altri, insegna ad apprezzare quello che c’è piuttosto che cercare spasmodicamente qualcosa di nuovo nella speranza che possa renderci più felici, praticando questo principio nella vita quotidiana e attraverso lo yoga, si può coltivare la consapevolezza di sé e perseguire i propri obbiettivi con soddisfazione senza sottrarre bellezza e risorse agli altri e al pianeta. Asteya nella pratica degli asana Per onorare questo principio portiamo sul tappetino i concetti di onestà, fiducia e condivisione, ad esempio, puoi regalare a qualcuno un gesto di gentilezza gratuita, come scambiare uno yoga tools con un compagno di corso, cedergli il posto che di solito occupi nella shala. Lascia fuori dal tappetino il tuo ego, non fare paragoni, evita di copiare gli altri, tieni a bada il desiderio di eseguire le posizioni come il compagno di corso snodabile, ogni corpo è diverso e ha le sue esigenze, adattare la posa al nostro previene gli infortuni, permette di comprendere pienamente il reale valore della posizione e quindi di progredire meglio nella pratica. Per prima cosa cerca di instaurare una connessione con l’ambiente in cui ti trovi, evitando di turbarlo, ad esempio arrivando in ritardo o non rispettando il silenzio; se sei in compagnia di altre persone prova a sintonizzarti mentalmente anche con loro. Inizia chiudendo gli occhi e respirando profondamente dalle narici, poi entra in contatto gradualmente con i suoni, gli odori, le sensazioni fisiche e le emozioni che generano il luogo in cui ti trovi e la vicinanza delle altre persone, quindi, prendi consapevolezza del fatto che anche tu sei parte del tutto, quando avrai abbracciato pienamente questa realtà potrai riaprire gli occhi e proseguire con la pratica. Gli asana più adatti ad iniziare sono le posture di ascolto e connessione come Vajarasana, la posizione del fulmine, Tadasana, la posizione della montagna e Adho Mukha Virasana, la posizione dell’eroe che guarda in basso. Continua con sequenze che espandono il cuore, inserendo esercizi come Chakravakasana, o movimento del gatto-mucca, Vyaghrasana, la posizione della tigre in versione dinamica, Trikonasana, la posizione del triangolo, Urdhva Mukha Svanasana o posizione del cane a testa in su, Parsvakonasana o posizione dell’angolo esteso, Camatkarasana, la posizione selvaggia, Ustrasana la posa del cammello. Uno step in più ce lo danno le posture di equilibrio condivise, se non abbiamo un vicino di tappetino prediligiamo asana o una loro versione in apertura, come Vrksasana, la posizione dell’albero eseguita con le braccia in alto a formare una V, Natarajasana, la posizione di Shiva danzante, Ardha Chandrasana, la mezza luna. Dopo un inizio lento dedicato a familiarizzare con il concetto di asteya, continua mantenendo un ritmo piuttosto allegro e vivace, durante la pratica dai fiducia al tuo corpo o al tuo vicino di tappetino, se ad esempio state sperimentando un asana insieme, senza tuttavia dimenticare di entrare nelle posizioni sempre in maniera consapevole; fai frequenti pause, ogni volta che perdi di vista il niyama fermati, magari ritornando nelle posizioni di ascolto per riconnetterti e riportare il focus sul concetto di asteya. Alla fine della sessione di yoga rallenta di nuovo, puoi eseguire una meditazione o un pranayama, se vuoi puoi condividere un gesto d’affetto verso il tuo vicino, ad esempio stringendovi per qualche istante entrambe le mani, puoi anche decidere di dedicare un abbraccio a chi ti sta accanto, ma anche a te stesso o ancora ad un albero che ti dà riparo dal sole, puoi accarezzare la terra intorno a te, irrigare le amiche piante che hanno rallegrato l'ambiente o rimettere in ordine la stanza in cui hai praticato. … Nel pranayama Il respiro può essere un mezzo di connessione privilegiato, secondo lo Yoga esso rappresenta l’anello di congiunzione tra corpo, mente e assoluto. Pranayama significa controllo dell’energia, quando respiriamo male stiamo sottraendo energia al nostro corpo, in un certo senso stiamo rubando a noi stessi vitalità e forza, disperdendola inutilmente e destabilizzando i processi armonici. Respirare in maniera lenta e profonda aiuta a distribuire l'energia meglio all’interno del nostro corpo e a stabilire una connessione migliore tra noi stessi e il mondo. Le pratiche di Pranayama più indicate sono, dunque, le respirazioni lente e prolungante come Nadi Shodhana, la respirazione a narici alternate, che bilancia le energie, ristabilisce l’equilibrio tra interno ed esterno, inducendo un profondo senso di calma e rilassamento. Anche la respirazione yogica completa è perfetta per riportare armonia tra le parti: quando assumiamo atteggiamenti posturali e respiratori sbagliati stiamo di fatto sottraendo spazio ai polmoni e nutrimento al corpo, questo esercizio insegna a usare correttamente tutti i muscoli che dovrebbero essere coinvolti in una respirazione naturale e rilassata, lasciando che i polmoni si espandano in tutte le direzioni e permettendo loro di ottimizzare lo scambio di ossigeno. … E nella meditazione Meditare è un buon metodo per includere il principio di asteya nella nostra vita, se non riesci a frenare i desideri compulsivi o sentimenti negativi come l’invidia e l’avidità, pratica Antar Mouna, il silenzio interiore, ti aiuterà a calmare l’irrequietezza, a tenere a bada l’ego e a dominare la mente, sviluppando lo spirito d’osservazione e l’accettazione. Per aumentare il senso di connessione con il mondo esegui la meditazione sulla coscienza universale, ti regalerà una meravigliosa sensazione di espansione e libertà, spingendoti a superare i limiti materiali del corpo e della mente, inoltre, incrementerà il senso di appartenenza alla natura, di unione con gli altri esseri viventi e con il cosmo, donandoti un profondo senso di pace. Se ti senti spesso sopraffatto o insoddisfatto, pratica la meditazione sulla gratitudine, aiuta a concentrarsi su ciò che si ha già anziché su ciò che manca, permette di riconoscere e apprezzare ciò che c’è di bello e buono nella propria vita, genera pensieri e sentimenti positivi verso se stessi e gli altri, sviluppa la consapevolezza, l’empatia e amplifica la percezione di appagamento e felicità; canta il Lakshmi mantra, dedicato alla dea del benessere e dell'abbondanza, aiuta a sentirsi appagati e a comprendere che valiamo abbastanza, a scorgere la ricchezza dentro e fuori di noi e a cercare una crescita fruttuosa e costruttiva, sollevandoci dal desiderio spasmodico di prendere più di ciò che di buono ha da offrire la vita. Leggi anche I commenti sono chiusi.
|
Details
Categorie
Tutti
|