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La ricerca della verità "on the mat"Satya è il secondo dei cinque Yama e significa verità, rappresenta un fondamento nella filosofia Yoga ed esprime una ricca rosa di concetti importanti per la crescita dell’individuo e il cammino dello yogin. Nello Yoga Sutra leggiamo che lo scopo della pratica yoga è quello di riuscire a sospendere le fluttuazioni della mente, infatti, solo quando la mente si placa è possibile riconoscere la verità senza filtri e condizionamenti e finalmente scorgere il nostro vero sé, duraturo e immutabile. La ricerca della verità non è un percorso semplice e a volte si tende ad evitarlo per non soffrire, tuttavia così otteniamo un sollievo solo temporaneo: le bugie che ci raccontiamo, le pressioni sociali e le sovrastrutture, sono elementi che deformano la percezione della realtà, imponendoci una visione falsata che ci allontana dal vero, lasciando emergere ansia, paura e altre emozioni irrisolte. Introdurre satya nella pratica giornaliera aiuta ad andare all’essenza delle cose, a distinguere ciò che è vero da ciò che non lo è, a conoscersi più in profondità e a comprendere meglio il mondo in cui viviamo. Sviluppare questo principio attraverso lo yoga ti permetterà di razionalizzare i problemi e di applicare al meglio le tue potenzialità nella quotidianità, riducendo l’ansia e liberando il cuore dalle spine che lo tormentano, per una vita più autentica e illuminata. Satya nella pratica degli asanaSul tappetino è di primaria importanza la sincerità, perciò sii onesto con te stesso, considera con franchezza i punti di forza e i limiti che ti contraddistinguono, senza fare paragoni né con gli altri né con te stesso. Ogni persona, infatti, è diversa dall'altra, così come ogni giorno non è uguale al precedente: il nostro corpo e la nostra mente cambiano continuamente in maniera non sempre lineare, un buon ascolto ti permetterà di impostare la pratica al meglio, secondo le reali esigenze del momento. Avere consapevolezza delle proprie possibilità ti aiuterà a progredire senza infortuni, a capire quando stai chiedendo troppo al tuo corpo o se c’è bisogno di rallentare, ma anche a osare quando ti limiti inutilmente perché prendono il sopravvento paura, scarsa autostima o pigrizia. Per prima cosa sistema il luogo dove hai intenzione di praticare, fai in modo che sia uno spazio ordinato e essenziale: elimina dall'ambiente gli oggetti inutili e sistema accanto a te solo gli strumenti che ti saranno d’aiuto, come i blocchetti, la cintura e il bolster, questo piccolo gesto porrà le basi per avere maggiore chiarezza e concentrazione durante la pratica, contribuendo a far risuonare Satya dentro di te. Usa i supporti durante la pratica, non sono attrezzi per principianti: è preferibile eseguire un asana semplice e correttamente allineato piuttosto che una posa da contorsionisti fatta male, anche questo significa onorare la verità, il momento presente e il tuo corpo. Per iniziare chiudi gli occhi, fai alcuni lenti respiri attraverso il naso, concentrati sull’aria che entra all'inspiro e riempie il tuo corpo e che piano piano si disperde dalle narici con l’espirazione, prendi consapevolezza del tuo corpo nello spazio, osserva te stesso senza giudizio, ascolta se il tuo respiro è fluido e calmo oppure se è spezzato e superficiale, se percepisci un fastidio o un blocco in una parte del tuo corpo, se senti stanchezza o forza, emozioni negative o positive. Accogli tutto ciò che viene senza giudicare. Nelle sequenze inserisci asana stabili e riflessivi come Tadasana, Virabhadrasana I e Vajrasana, perfetta anche Trikonasana, che rappresenta la natura congiunta di mente, corpo ed essenza. L'equilibrio richiesto da Natarajasana è utile per riconnetterci alla realtà più profonda e al ciclo naturale della vita, mentre un’inversione come Sirsasana ci può regalare un altro punto di vista per scoprire che la verità non sempre è quella che sembra all'apparenza. Durante l’esecuzione delle posizioni puoi aggiungere Jnana Mudra, il gesto della conoscenza, che dona maggior chiarezza e aiuta ad essere più ricettivi. Osservare satya nella pratica significa riconoscere la verità e onorarla: fare yoga non vuol dire eseguire alla perfezione un asana, ma donare luce e consapevolezza al proprio cammino. ... Nel pranayama
... E nella meditazioneLa meditazione è lo strumento che meglio aiuta ad approfondire l'esperienza di satya in quanto crea quello spazio neutro necessario affinché la visione della realtà risulti nitida e in purezza. Attraverso uno sguardo imparziale e lucido essa ci insegna ad accettare tutti gli aspetti dell’esistenza con più distacco e consapevolezza, a tal fine un'ottima idea è quella di eseguire una meditazione sul vuoto, ne esistono di varie tradizioni, potresti scegliere la Dzogchen, di matrice buddista, la Zuowang di derivazione taoista o Antar Mouna, la meditazione sul silenzio interiore proveniente dal contesto yogico indiano. La meditazione su Ajna chakra è molto indicata per espandere la mente e ricercare Satya, meditare sul terzo occhio, infatti, dona chiarezza e lucidità, aiuta a sviluppare l’intuito e ad avere una visione più limpida, in modo da giungere più facilmente all’essenza e ad accedere a livelli di conoscenza più profondi di te stesso e del mondo. La meditazione Neti Neti, invece sarà utile per liberarti dalle sovrastrutture e dalle influenze esterne che troppo spesso governano le nostre scelte, anche quelle importanti: questa tecnica elimina tutti gli strati superflui, donando maggiore coscienza di noi stessi. Infine, per dare maggior enfasi alla pratica meditativa che hai scelto componi Dhyana Mudra, il gesto delle meditazione oppure il Tattva Mudra, il sigillo della verità. Leggi anche I commenti sono chiusi.
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